Il racconto originale, tratto dalla raccolta L'ultimo saluto (*), non è tra i più brillanti della produzione di Conan Doyle. In questa versione della Granada si è perciò pensato di aggiungere un personaggio, tal Firmani (Joseph Long), che sarebbe in buoni rapporti con Sherlock Holmes (Jeremy Brett). Però Jeremy Paul (sceneggiatore) di questo Firmani non ha proprio idea di cosa farsene, e dunque lo fa rapidamente morire. La storia rimane perciò fiacca, e in più c'è questa figura che non si capisce che senso abbia.
Holmes fa pochissimo, in pratica segue lo svolgimento dell'azione. Watson causa involontariamente un disastro, attirando l'attenzione delle forze del male su Firmani, anche se non è che la correlazione mi sia sembrata chiarissima. A svolgere le indagini sono l'ispettore Hawkins (Tom Chadbon) di Scotland Yard e un poliziotto americano (Kerry Shale) giunto sulle tracce del pericolosissimo Gorgiano (John Hallam), che finiscono per lasciare poco spazio ai nostri.
La storia ruota tutta attorno ad una coppia di piccioncini italiani, Emilia (Sophia Diaz) e Gennaro (James Coombes), che hanno lasciato l'Italia in quanto in patria il loro sogno d'amore era contrastato dal padre di lei. Giunti a New York, Gennaro è stato contattato da Gorgiano, un brutto soggetto appartenente ad una società segreta definita come "carbonara", nonostante che i carbonai fossero estinti da svariati decenni, che ha, come da titolo, il nome di Cerchio rosso. Ma il racconto non segue un crinale complottesco-delinquenziale, succede bensì che Gorgiano si innamori della bella Emilia, e tenti di eliminare il concorrente con tutti i mezzi a sua disposizione.
I due fuggono a Londra, non volendo dare nell'occhio montano una complicata messinscena che li rende visibilissimi, con tutto quello che ne consegue.
(*) His last bow, nonostante il titolo non è l'ultima collezione dei racconti di Sherlock Holmes.
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