Obbligatorio il double bill con Gli anni spezzati di Peter Weir, per chi non lo abbia presente. Se quello infatti esplorava la tragedia di Gallipoli dal punto di vista di chi ci era andato, questo lo affianca seguendo la prospettiva di chi era a casa.
Prima guerra mondiale, australiani e neozelandesi vengono inquadrati in un corpo d'armata denominato ANZAC (*), che poi è rimasto come nomignolo affibiato a chi abbia una origine inglese e venga dall'altra parte del mondo, e spediti a combattere contro l'impero ottomano, considerato punto debole dello schieramento avverso. L'idea era invadere i Dardanelli, spezzando in due il difensore, constringerlo ad una resa separata, accerchiare i rimanenti imperi centrali, e risolvere la guerra rapidamente. Le cose andarono diversamente. I turchi, pur avendo un esercito decisamente malmesso, si difesero con le unghie e con i denti. L'attacco fu preparato male ed eseguito anche peggio, trasformando Gallipoli in una catastrofe per ambo le parti.
Connor (Russell Crowe) è un agricoltore australiano. I suoi tre figli sono partiti per la guerra e non sono più ritornati. Solo il diario di uno di loro è stato trovato e riconsegnato, dando qualche indizio su cosa sia successo, ma nessuna certezza. In particolare la madre (Jacqueline McKenzie) non regge e, dopo qualche anno, finisce per suicidarsi. Connor decide di chiudere i conti col passato andando a Gallipoli per cercare quel che resta dei suoi ragazzi.
Lì scopre che il suo nemico non sono i turchi, che hanno ben altri problemi a cui pensare, avendo perso la guerra e dovendo fare ora i conti con lo spirito di rivalsa dei greci, quanto la burocrazia militare britannica, che cerca di tenerlo lontano dai luoghi della strage. Grazie all'insperato appoggio dell'albergatrice, Ayshe (Olga Kurylenko) e di suo figlio, riesce a giungere a Gallipoli, dove l'ufficiale (Jai Courtney) incaricato di dare una forma umana al quel che è rimasto del disastro, dopo una prima titubanza, finisce per accettare la sua presenza. Un aiuto più puntuale arriva da un sergente (Cem Yilmaz) e un maggiore (Yilmaz Erdogan) turco, che finiscono per instradare Connor nella giusta direzione.
Dopo svariate peripezie, Connor troverà un nuovo equilibrio, e potrà dunque dedicarsi ad una nuova fase della sua vita.
La storia ha il suo interesse, e non solo per gli australiani. Ci sono però notevoli problemi di sceneggiatura e regia (*) che finiscono per inficiare il risultato finale. La trama da commedia rosa che vede l'avvicinamento tra il rude contadino e la bella e raffinata locandiera è poco approfondita e finisce per essere poco plausibile. Non per colpa della Kurylenko, quanto per la stonatura con il resto del materiale. In una particina secondaria vediamo di sfuggita pure Megan Gale.
Più interessante la trama principale che esplora le relazioni umane e belliche tra turchi, inglesi, australiani e greci. Anche se inglesi e greci finiscono per avere un ruolo miserrimo, in particolare il travagliato rapporto tra greci e turchi, roba di millenni di storia, viene liquidato brutalmente in pochi secondi.
Ah, il titolo, che avrebbe potuto essere tradotto come Il rabdomante, allude al fatto che Connor, vivendo in un ambiente molto poco ospitale, è uso cercare l'acqua usando le notorie bacchettine. Vediamo nella scena iniziale come ottenga un successo, però poi confessa che spesso scava un gran buco senza trovare niente. L'idea, molto stiracchiata, è che adoperi questa sua presunta capacità anche per ritrovare i suoi figli.
Buona la colonna sonora di David Hirschfelder integrata da composizioni di Ludovico Einaudi e altri.
(*) Australian and New Zealand Army Corps
(*) E' la prima volta che Crowe si prende una responsabilità di questo tipo, e si vede.
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