Allonsanfàn

Ambientato nel periodo della restaurazione post-napoleonica ma con il pensiero rivolto alla restaurazione post anni sessanta. Sorprendente la lucidità dell'analisi, visto che è stata fatta prima che gli autori potessero vedere non dico lo sfacelo di inizio millennio, ma neanche l'effervescenza fasulla degli anni ottanta.

Peccato che la regia non sia all'altezza della sceneggiatura. Sono rimasto sorpreso dato che avevo visto solo lavori più recenti, e meglio rifiniti, di Paolo e Vittorio Taviani. Tra l'altro mi pare che il risultato non eccellente sia dovuto più ad una studiata noncuranza che ad una qualche reale mancanza specifica e infatti i prodotti successivi mostrano che i Taviani possono fare ben meglio di così. Nota di demerito particolare al montaggio (che è del solitamente eccellente Roberto Perpignani, reduce da Ultimo tango a Parigi), che ho trovato a tratti anche indisponente.

Si narrano le vicende di un nobile giacobino, interpretato da un ottimo Marcello Mastroianni, a partire dalla sua scarcerazione da parte degli austriaci. Esce e si rende conto che i suoi compari sono sciocchi e illusi, non si accorgono che la storia va da un'altra parte e pensano di avere ancora una voce in capitolo. Cerca di lasciarli per tornare al privato, ma una serie di circostanze fa sì che parta in una spedizione rivoluzionaria destinata alla catastrofe.

Dalla colonna sonora di Ennio Morricone spicca il tema associato alla banda rivoluzionaria, ben utilizzato in alcune occasioni per accennare una sorta di balletto che risulta molto potente nell'evocare lo spirito di corpo.

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