L'esplicito riferimento al decostruzionismo va perso nel titolo italiano, mentre spadroneggiava nell'originale, Deconstructing Harry. Non credo che se il film fosse uscito titolato Decostruendo Harry avrebbe guadagnato di più (o di meno) - credo piuttosto si sia trattato di un problema di articolazione della parola. Me lo figuro il distributore che chiede al traduttore "decostru-che?"
Oltre al titolo, anche il montaggio a scatti, funzionale ma fastidiosetto, potrebbe allontanare lo spettatore, che del resto potrebbe restare basito anche da una dose di volgarità a tratti spiazzante, considerando quello che ci si aspetta da un film di Woody Allen.
L'azione si svolge nel classico territorio alleniano (questa volta centrato nell'Upper West Side) ma il tema è quasi una meditazione sul suo cinema, appunto una sorta di decostruzione dei suoi film. Grazie al cielo l'argomento, a tratti spaventoso, viene trattato con il consueto garbo, e con l'atteso contorno di battute fulminanti.
Woody Allen interpreta, per l'appunto, un personaggio simile allo stesso autore/regista, colto dopo l'ennesimo divorzio, e in piena crisi creativa (è un affermato autore letterario). Inoltre, ha il problema di aver mescolato per tutta la vita realtà e finzione, e si trova ora a non riuscire più a fare una netta distizione. Si inizia con un litigio con una ex-amante, sorella della ex-moglie, in cui scambiano i nomi delle persone reali con quelli dei personaggi dell'ultimo libro e si finisce con i personaggi creati dall'autore che entrano allegramente nel film.
Notevole il cast con ruoli minori Billy Crystal, Demi Moore, Tobey Maguire (ai tempi ancora sconosciuto), Stanley Tucci e Robin Williams che appare tutto il tempo sfuocato. Quest'ultima trovata è tipica del film, e del cinema di Allen in genere, dove situazioni palesemente drammatiche (una persona che perde la consapevolezza di sé) vengono rese in modo comicamente sorprendente.
Bella recensione, anche se ritengo indistinguibili tutti i film di Allen da La dea dell'amore a Match point.
RispondiEliminaAncora una volta gli italiani tentano di tradurre il titolo di un film, e sono dolori.
Grazie :) A dire il vero, io tendo a confonderli un po' tutti. Mi sono rivisto Io e Annie di recente perché mi era venuto il dubbio se una scena fosse lì o in Manhattan.
RispondiEliminaScommetto la scena delle cose per cui vale la pena di vivere. Oppure quella con McLuhan.
RispondiEliminaLa seconda che hai detto.
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