Il successo di Per un pugno di dollari ha portato direttamente alla realizzazione di questo secondo episodio (e subito dopo de Il bello, il brutto, il cattivo) che ha dalla sua un budget più elevato e una migliore qualità complessiva della recitazione, anche se paga pegno, a mio parere, in una storia meno efficace. La colonna sonora, sempre di Ennio Morricone, rimane sullo stesso livello.
Un particolare bizzarro dei tre film è che le storie sono solo apparentate dal filo conduttore del protagonista, Clint Eastwood (qui chiamato Il monco), che mantiene più o meno la stessa personalità ma senza che vi sia un reale legame. In particolare qui il cattivo è nuovamente Gian Maria Volonté (molto più in palla, questa volta) che era morto nel finale dell'episodio precedente e che interpreta ora un violento capobanda messicano. Terzo protagonista Lee Van Cleef, che a sua volta apparirà nel terzo episodio in un ruolo diverso. Ruolo minore per Klaus Kinski, a ricordarci che si tratta di una coproduzione tedesca.
Van Cleef e Eastwood sono cacciatori di taglie sulle tracce di Volonté. Essendo quello un osso troppo duro persino per loro, decidono di allearsi. In realtà Van Cleef ha altri motivi per volere morto il ricercato, motivi che intaccano il suo punto forte (un certo "distacco professionale") e che lo portano vicino alla morte. Se non che Eastwood deciderà che non fa il bounty killer solo per i dollari.
La scena chiave, ripetuta più volte, è quella del duello regolato da un orologio a carrilon. Come la musica smette, cantano le pistore - diventato un classico del genere.
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