Trasposizione televisiva de Il castello di Franz Kafka. Credo che non esistano altri tentativi del genere, e si può ben capire come mai, visto quanto è impervio il testo, oltre a mancare del finale.
L'idea di Michael Haneke è stata quella di portare la storia in un recente passato, e lasciare che una voce narrante segua tutta l'azione, spesso duplicando le battute recitate dagli attori.
Ottima prova attoriale di Ulrich Mühe nei panni del protagonista, K., che viene chiamato per un lavoro in un remoto castello in località non ben identificata. Scopre che il castello non è raggiungibile, nel paesino ai suoi piedi dove trova (con difficoltà) alloggio la gente vive seguendo regole al limite dell'assurdo (e anche lui si comporta in modo a tratti incomprensibile), il lavoro che dovrebbe fare in realtà non esiste, si tratta un errore della kafkiana burocrazia locale.
La vicenda diventa sempre più ingarbugliata, personaggi mossi da motivazioni oscure, spesso contraddittorie, entrano ed escono di scena. Non si capisce nemmeno bene perché poi K. sia così interessato a restare in quel posto miserevole. Come nel romanzo, anche qui la fine arriva con un improvviso colpo di forbice, prima che un nuovo personaggio riesca a dire la sua battuta.
Lo catalogherei come prodotto "only for fans", di Kafka, Haneke, e magari anche Mühe. Gli spunti proposti sono notevoli, ma non è che lo si possa dire di facile fruizione.
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