Simile al precedente Il settimo continente, anche questo film di Michael Haneke è consigliabile solo ad un pubblico adulto, nel senso di uno spettatore che non cerchi un prodotto di facile consumo.
Anche questa è la storia di una famiglia austriaca, ma qui lo studio dei personaggi ha uno spazio maggiore. Il protagonista è il figlio minore (Arno Frisch), con una eccessiva passione per la cinematografia, probabilmente per compensare l'assenza dei genitori (Angela Winkler e Ulrich Mühe). Ha anche una sorella che vive fuori casa e di cui sappiamo solo che ha una certa passione per schemi tra il gioco e l'imbroglio per fare soldi alla svelta.
Benny sembra avere grossi problemi ad affrontare la realtà senza la mediazione di una telecamera, arriva all'assurdo di schermare le finestre della sua stanza ma di avere la vista su televisione. Un po' ricorda il ragazzetto di American beauty, a pensarci bene.
All'inizio del film, lo vediamo visionare un filmetto amatoriale che ha girato in campagna, dove ha seguito l'esecuzione di un maiale, abbattuto con una di quelle pistole ad aria compressa, tipo quella che usa il killer di Non è un paese per vecchi. Dopo aver visto così tante volte la morte in pellicola (nei film che noleggia, nei notiziari televisivi, ...) e aver avuto questa esperienza di morte reale, gli è venuta la curiosità di provarla di persona. Recluta così una ragazzina, e sperimenta su di lei, anche in questo caso mediando il tutto con la sua telecamera.
I genitori, decisamente distratti, non si accorgono di niente. Dovranno vedere il video per rendersi conto che il figlio ha ucciso. Segue la vera parte horror del film (che non viene mostrata), ovvero come viene fatto sparire il cadavere, e come i genitori si illudano che questo basti a risolvere i grossi problemi di Benny.
Haneke sottolinea l'insulsaggine dei genitori, che si preoccupano delle possibilità di carriera del figlio, se venisse condannato per omicidio, o che vengono mostrati orgogliosi per la "carriera" della figlia, che raggranella soldi in quel modo. Ma mantiene uno stile quasi-documentaristico, lasciando che sia lo spettatore a tirare le conclusioni che vuole. Se vuole.
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