Cambia poco dal primo episodio, qualcosa in meglio, altro in peggio, risultato finale equivalente.
Sempre scritto e co-prodotto da Luc Besson, ma la regia è stata affidata al più solido Gérard Krawczyk, stesso gruppo principale di attori, in cui spicca Marion Cotillard, in rapida crescita, ha sempre poco spazio ma si vede che è sul punto di diventare una star. La principale new entry è il veterano Jean-Christophe Bouvet, nel ruolo del padre della Cotillard (e generale dell'esercito, che in un certo sostituisce la madre del poliziotto, misteriosamente eliminata dal cast.
Aumenta il budget, a Marsiglia viene affiancata Parigi, si dà troppo spazio all'ispettore sciovinista (ed imbecille, interpretato da Bernard Farcy) che mi pare il personaggio meno interessante. Troppo peso al personaggio del poco di buono (Samy Naceri) che confina in una posizione troppo subalterna il poliziotto (Frédéric Diefenthal), guadagna un po' più di respiro anche la seconda prima donna Emma Sjöberg, molto svedese ma spacciata, chissà perché, per tedesca.
Continuano le citazioni molto scanzonate di film d'azione più seri, oltre ad un omaggio ai Blues brothers con un inseguimento catastrofico (per la polizia francese) che invece di Chicago si tiene lungo la Senna.
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