Eva

Ma com'è che gli spagnoli si sono buttati sulla fantascienza (vedi anche Timecrimes)? E com'è che riescono ad ottenere ottimi risultati in un genere che (a mio gusto) è stato rovinato dall'eccessiva disponibilità monetaria?

Già, perché, paradossalmente, troppi soldi a disposizione rischiano di spostare l'interesse dalla storia agli effetti speciali, trasformando i film in giocattoloni che possono anche essere divertenti da vedere, ma che lasciano poi poco o niente su cui rimuginare. Qui invece il budget è basso, e si vede, ma il racconto ha una sua profondità, e tocca temi interessanti.

Siamo in un futuro prossimo venturo, in cui (causa il basso budget) la tecnologia ha fatto passi da gigante in alcuni aspetti e poco o nulla in altri. Un ingegnere robotico di gran prestigio (Daniel Brühl) torna nel centro di ricerche spagnolo che aveva lasciato dieci anni prima, richiamato per tentare di completare un lavoro in cui altri hanno fallito. Il che sarebbe creare un robot-ragazzino, pensato probabilmente per coppie sposate che non riescono ad avere figli.

Il problema è che per programmare il comportamento del robot, l'ingegnere deve studiare un ragazzino "interessante" per duplicare quel carattere, e lui crede di identificare il modello in una ragazzina molto simpatica. Tale ragazzina, però, risulta essere curiosamente molto affine a lui, per motivi che verranno spiegati in seguito, a chi avrà l'interesse di vedere di film.

Bravi, dunque, gli sceneggiatori che hanno imbastito una storia che porta a ragionare su temi quali la paternità, la coscienza individuale, l'empatia, l'intelligenza, il carattere, il rapporto tra fratelli, eccetera. Bravo pure il regista (Kike Maíllo) che riesce (quasi sempre) ad evitare i rischi del film di genere, e a non far pesare (almeno, non troppo) il "già visto" di film come Minority report, A.I. o il "già letto" del Frankenstein.

Buono pure il cast, anche se per me sono tutti illustri sconosciuti, a parte il buon Brühl che, grazie alla madre spagnola, riesce agevolmente a interpretare in modo credibile personaggi non solo tedeschi. Non ho capito, fra l'altro, quante lingue parli, visto che se la cava pure in francese (era anche in E se vivessimo tutti insieme?)

Deboli, ma tutto sommato accettabili, gli effetti speciali, giustamente usati il meno possibile. Poco interessante la colonna sonora, in cui però spicca una scheggia di Space oddity di David Bowie.

3 commenti:

  1. A me non aveva entusiasmato, nonostante i temi trattati siano interessanti.
    Forse, un pò troppo lento nel decollare.

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    1. In effetti non c'è un decollo, semmai una caduta. Anzi due. Una reale, da uno strapiombo, della mamma di Eva (subito all'inizio del film, quasi tutto il resto è un lungo flash-back) e quella del protagonista, metaforica, che si trova a dover fare i conti con la sua irresolutezza come inventore (bravissimo, ma incapace di concludere qualunque progetto) e come umano (simpatico, piacevole, ma incapace di gestire una relazione anche con le persone che ama).

      Leggo nel tuo post che a te il film è sembrato freddo. Io non l'ho letto in questo modo e, nonostante la neve domini su tutta la pellicola, io l'ho trovato molto caldo. Ad esempio, non direi che sia l'intelligenza a far scattare l'interesse del protagonista per Eva, quanto la sua vena di libertà, indipendenza, al limite della follia. Lui è evidentemente attratto e spaventato dai sentimenti (abbassa il livello emozionale del suo robot-maggiordomo, ma poi lo alza, guadagnandosi un abbraccio che lo scalda) ma segue un lungo percorso, che pur portando ad un epilogo doloroso, gli fa guadagnare in umanità.

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  2. OK, capito, adesso basta grazie, eh? ;)

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