Ai tempi il film fece scalpore per la violenza e il dubbio senso della morale del protagonista, Jack Carter (Michael Caine), al punto che il romanzo da cui Mike Hodges aveva tratto la sceneggiatura (di Ted Lewis) emerse dall'anonimato e divenne un importante riferimento per l'immaginario esplicito e piuttosto ruvido della letteratura nera inglese di fine secolo.
Carter è una brutta persona che tempo prima era sceso a Londra dal nord dell'Inghilterra per dedicarsi all'arte dell'omicidio per conto di una banda locale. La morte del fratello, catalogata dalla polizia come accidentale, lo richiama alla natia Newcastle, dove svolge una sua sbrigativa indagine parallela alla ricerca di una verità che lo convinca.
La situazione è molto ingarbugliata, sembra quasi una trasposizione di un hard boiled, se non fosse per l'ambientazione, e per il brutto ceffo che fa da protagonista. Ci sarebbe anche un carattere che viene introdotto come se fosse una classica dark lady, Glenda (Geraldine Moffat), ma ha una fine talmente ingloriosa da farne quasi una caricatura.
Molto asciutta la regia di Hodges, che si concede praticamente solo un momento di virtuosismo, con un curioso montaggio alternato tra un breve viaggio in macchina e la susseguente scena di sesso tra Carter e Glenda, con un bel lavoro anche da parte della fotografia che gioca con le inquadrature di diversi dettagli. Qualcosa di simile alla famosa scena di A Venezia ... un dicembre rosso shocking, che è di due anni dopo.
Fondamentale la recitazione di Caine, che rende alla perfezione un carattere decisamente difficile.
Nel 2000 è stato fatto un remake che mantiene il titolo originale, Get Carter, e che da noi è diventato La vendetta di Carter. Ho avuto la sventura di vederlo ai tempi, e ne sconsiglio la visione. Lì Carter lo interpretava Sylvester Stallone, lascio immaginare con quali risultati. Interessante però l'idea di dargli una sia pur minima espressività facendolo recitare tutto il tempo con la barba, che poi si taglia nel finale.
Anche la sceneggiatura è stata ammorbidita, per far diventare il protagonista un carattere tutto sommato positivo. Rovinando così il punto significativo della storia.
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