Train de vie - Un treno per vivere

L'idea alla base della sceneggiatura (Radu Mihaileanu, come la regia) è folgorante. Avrebbe i tempi giusti per essere sviluppata in un cortometraggio. Purtroppo i corti hanno una distribuzione molto limitata, e il racconto è stato pompato ai canonici cento minuti per farne un normale lungometraggio. Il risultato è che il treno, che inizia e finisce la sua corsa brillantemente, ansima sulle salite, e di tanto in tanto fa venire voglia al passeggero di alzarsi e fare quattro passi.

La storia ci viene narrata in prima persona da Shlomo (Lionel Abelanski), lo scemo del villaggio di una comunità ebraica nell'est europeo ai tempi della seconda guerra mondiale. Succede che un giorno scopre che i nazisti stanno per arrivare, e si stanno portando dietro una nomea che non è per niente buona. Che fare, si chiede il consiglio dei saggi. Shlomo, che più avanti ci rivelerà che avrebbe voluto fare il rabbino ma il posto era occupato, ha la prima di una lunga serie di idee folli ma con una propria coerenza. Invece di aspettare che i nazisti carichino tutti quanti su di un treno per deportarli, dovrebbero farsi loro un finto treno per deportarsi in Palestina.

Tra le traversie dei nostri, abbiamo che Yossi (Michel Muller), figlio del rabbino, va in città per sbrigare delle faccende, ma lì incontra un parente comunista, che lo converte istantaneamente alla causa, della quale a dire il vero Yossi non è che abbia poi capito molto. Così nel treno si affronteranno tre partiti, gli ebrei-ebrei, gli ebrei-comunisti, e gli ebrei-nazisti (ovvero quelli che recitano il ruolo della scorta militare, ma che si sono immedesimati un po' troppo nella parte). Capiterà poi anche che il finto treno incontri un finto convoglio nazista che ha catturato una intera comunità rom, e i due gruppi si fonderanno in un unico variopinto convoglio zingaresco-ebraico. Altre vicende sono meno divertenti, tipo l'incontro con la resistenza o con i veri nazisti.

In ogni caso, lo scopo del viaggio in treno è quello di superare il fronte del combattimento tra nazisti e russi, così che ebrei e rom possano andare ognuno verso la propria Terra Promessa. Oppure no, come spiegherà un laconico finale che ci darà la chiave di lettura su quanto narrato prima.

Tra le cose migliori del film, la colonna sonora di Goran Bregović, che approfitta dell'occasione per fare un divertente mash-up tra musiche zingaresche e yiddish.

10 commenti:

  1. Io l'ho trovato meraviglioso, ho riso e ho pianto. Ti suggerisco di mettere un avviso di spoiler prima di rivelare il finale, perché secondo me chi vede il film per la prima volta non è detto che se lo aspetti.

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    1. Ohibò, ho scritto solo "oppure no". Non mi sembra che possa essere considerato uno spoiler. Spero che il senso dell'affermazione sia chiaro solo a chi, per l'appunto, il film lo abbia già visto.

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  2. Un piccolo gioiello..e con una colonna sonora da brividi....
    Da vedere assolutamente!
    Bacio amico caro!

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    1. Assolutamente, assolutamente ... mi pare un poco eccessivo, e anche dittatoriale, a ben vedere :D
      La colonna sonora di Bregović però vale bene una messa (o come si chiamano).
      Baci.

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  3. un bel film, davvero bello
    forse non il miglior film sull'Olocausto, ma sicuramente il più divertente

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    1. Fammi pensare. In Vogliamo vivere di Lubitsch il tema della persecuzione ebraica è forse troppo ridotto. Che dici però de Il grande dittatore di Chaplin?

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  4. Ricordo che lo vidi da piccino: il finale mi sconvolse....

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    1. Credo anch'io che sia adatto per un pubblico se non adulto almeno grandicello.

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  5. Molto bello, speculare a "La vita è bella".Per certi aspetti anche meglio.

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    1. Speculare in che senso?
      Tra i due, io preferisco l'italiano che ha una sceneggiatura (Cerami - Benigni) più solida. Lì, al contrario che qui, m'è sembrato che fossero state tagliate parti per non sforare con il minutaggio.

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