Una specie di Stand by me - ricordo di una estate, solo che quello aveva una sceneggiatura basata su di un romanzo di Stephen King ed era diretto da un Rob Reiner nel suo periodo di grazia, mentre qui J.J. Abrams, che scrive e dirige, ha cercato di fondere la trama adolescenziale con l'intrigo fantascientifico, con risultati che mi paiono discutibili.
Siamo nel 1979, come la colonna sonora stile compilation sottolinea senza requie, e un gruppo di ragazzini sta cercando di realizzare un filmino in superotto, per partecipare ad un festival locale. Alcuni problemi rallentano le riprese, prima muore la mamma del truccatore (che poi è il protagonista), poi c'è un drammatico incidente ferroviario che stravolge l'intera vita cittadina. Solo sui titoli di coda riusciremo a vedere il risultato del loro lavoro, un curioso incrocio tra hard boiled e zombie, che ha un suo perverso fascino.
E questa è la parte del film che mi è piaciuta. Bravi i ragazzini, bella la rappresentazione della vita di un paesino vista dal loro punto di vista, simpatico il racconto delle dinamiche interne del gruppo di cineasti in erba, turbate dall'ingresso nel cast di una ragazzina (secondo il giovane regista una donna è essenziale per far decollare il lato zombi della vicenda) bella e brava senza nemmeno saperlo.
Purtroppo è anche la storia di un alieno catturato dall'esercito americano, tendezialmente "buono" ma reso crudele dalla lunga prigionia, che approfitta dell'incidente per scappare. Questo versante del racconto è terribilmente scarso. Esagerato, fracassone, zeppo di luoghi comuni. Una noia.
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