L'albero della vita

Poco da spartire con The tree of life di Terrence Malick, i due film sono separati da un lustro, e il titolo originale di quello di Darren Aronofsky (sceneggiatura e regia) è The fountain. Si tratta quindi del solito pasticciaccio brutto della distribuzione italiana.

Storia non delle più leggere, come del resto ci si può aspettare dal regista, con un intento direi quasi filosofico, e narrata in modo macchinoso. Insomma, giunto a metà del film mi è venuta la tentazione di mollare la presa. Fortuna che ho resistito perché, una volta che ho trovato il bandolo della matassa, le cose scorrono via meglio, e la tesi sostenuta merita di ragionarci sopra.

Riepilogando linearmente quello che in realtà viene proposto con un montaggio tale da complicare la vita allo spettatore, la vicenda è quella di una giovane donna (Rachel Weisz, affascinante) che ha un brutto tumore al cervello. Il marito (Hugh Jackman) è un ricercatore farmaceutico e, grazie alla sua comprensiva capa (Ellen Burstyn) ha praticamente mano libera nella ricerca di un qualche rimedio per la moglie. Il tutto è narrato in flashback, anche se ce ne rendiamo conto solo alla fine, e il punto è che lui sta cercando di capire il messaggio che la moglie gli ha lasciato, sotto forma di (pessimo) romanzo storico a cui manca la fine.

In pratica si ragiona sull'approccio da tenere in seguito ad una esperienza traumatica. Lei accetta la sua situazione, e cerca di vederla in prospettiva. Lui cerca di razionalizzare il problema e trovare una soluzione favorevole. Il che sarebbe un atteggiamento maturo e positivo, se non fosse che ci sono problemi, come la morte, che non hanno soluzione. Lei ci arriva prima, seguendo la via del sentimento, lui ci mette di più, seguendo il labirinto del racconto di lei e creandosi un mondo fantastico in cui ambientare l'ultimo capitolo del manoscritto della moglie.

Il film, fra l'altro, inizia facendoci vedere il pre-finale del romanzo, titolato come il film The fountain, una specie di polpettone storico ambientato a cavallo della corte di Isabella di Castiglia (che la Weisz rende splendidamente) e il centro-america, in cui un conquistador (sempre Jackman) cerca di trovare l'albero della vita con l'aiuto di un francescano (Mark Margolis). Poi si salta nell'ipotesi di ultimo capitolo del marito, dove lo stesso personaggio, grazie all'albero della vita, è immensamente vecchio, anche se non nel corpo, e continua a cercare un modo di trovare una fine alla storia. Altro salto mortale, e si finisce finalmente nella vera storia, non quella del romanzo scritto o da scrivere, ma quella narrata dal film.

Roba da perderci la testa, dunque.

8 commenti:

  1. O mamma mia, cosa mi hai ricordato: "L'albero della vita". Quanto l'ho odiato! Nonostante la tua ottima spiegazione, continuo a non trovare un senso logico al film, ma nemmeno uno spirituale!!!

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    1. Posso capire la tua reazione :D

      La scena iniziale sembra quella di un pessimo action movie storico, poi si salta ad un bizzarro film spiritual-fantascientifico, e da questo magma ribollente emerge a tratti quella che è la vera storia narrata.

      Aronofsky non avrebbe dovuto rendere la visione così difficoltosa. OK, alla fine si spiega tutto, ma è troppo facile perdersi per strada.

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  2. Ok, ho così so che non c'ho capito un'emerita mazza. O te lo guardi una decina di volte oppure non ti fai distrarre da Rachel Weitz. BlaBla, tu stai nel mezzo.

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    1. Boh, potrei aver frainteso. Però, per come l'ho capito, mi pare che fili.

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    2. Ora vado alla ricerca di The tree of life, tanto a complicare la vita di tutti noi.

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    3. Io intendevo nel tuo blog, come ti sarai accorto dal mio post...Gravissima lacuna, te lo assicuro. Aspetto il tuo post, sarà interessantissimo.

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    4. Ah, avevo frainteso. Grave lacuna, sì, ma rimedierò.

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