Scandalo a Filadelfia

Ne parla il Bibliofilo, ne parla Gegio, ma a me The Philadelphia story non mi torna proprio in mente.

Possibile che non l'abbia mai vista? Eppure si tratta di uno dei titoli più noti sia per il regista, George Cukor, sia per il cast da favola, che ha per protagonisti Katharine Hepburn, Cary Grant e James Stewart. Infatti mi sbagliavo, l'avevo visto eccome, ma così tanti anni fa che mi si è accesa una luce solo dopo aver superato di gran lunga la metà.

Inizia con un omaggio alle comiche mute, con la rappresentazione della separazione tra la coppia originaria (Katharine Hepburn e Cary Grant) che, senza dire una parola, ma accompagnati da una colonna sonora molto espressiva, mostrano quanto la situazione tra loro fosse incandescente.

Esaurito il prologo in pochi secondi, si entra nella vicenda vera e propria. Sono passati due anni e la Hepburn è sul punto di risposarsi con un tale che non piace a nessuno, forse nemmeno a lei, dato che a un certo punto dice che il suo pregio principale è quello di essere l'opposto del primo marito. Quale primo marito rientra in gioco accompagnando un paio di reporter (Steward e la semisconosciuta Ruth Hussey, brava nella pur piccola parte) di un giornalaccio scandalistico che dovrebbero documentare il matrimonio.

Ne segue un gran parapiglia con ben tre uomini che si contendono la Hepburn. Se quello che sembrerebbe il candidato naturale, ovvero il promesso sposo (John Howard, ruolo gramo, recitazione non memorabile), è evidentemente quello con meno chances, resta in dubbio fino alla fine se sarà Grant o Steward ad avere la meglio.

È una commedia sofisticata molto sbarazzina, il cui punto principale mi pare sia l'elogio della imperfezione. Il personaggio della Hepburn è infatti una perfettina che non tollera mancanze da nessuno, e riuscirà a diventare umana (come dice lei stessa) solo nel finale.

I non eccelsi mezzi tecnici del tempo sono comunque utilizzati alla perfezione da Cukor, che riesce a creare situazioni comiche praticamente dal nulla. Vedi ad esempio qui, a circa un minuto dall'inizio della scheggia:

Jimmy Steward sta pasticciando con i regali della sposa, butta distrattamente un occhio fuori quadro, alla nostra sinistra, e si blocca, la macchina da presa si sposta, e vediamo anche noi quello che vede lui. Un semplice movimento di camera basta a scatenare una risata.

6 commenti:

  1. Cukor era un grande! peccato che avesse una certa tendenza a buttarsi via...
    nel match tra C. Grant e J. Stewart vince il secondo ai punti, di stretta misura

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  2. Pure io sono dalla parte di Jimmy. Rimpiango però di non aver potuto dedicare un ciclo a George Cukor, uno che con questo film entra a diritto nel mio archivio personale. Mi pare sia l'apoteosi dell'equivoco, dell'indizio talmente piccolo che solo i geni possono usare per far ridere (e quel movimento di macchina...). Poi c'è Katharine, splendida, avanti, ubriaca e, come ricorda Il Bibliofilo, altera, ma senza mai far troppa paura.

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  3. In effetti Cary Grant mi è sembrato a tratti sottotono. Ad esempio nella sequenza dell'incontro con il direttore del giornale, mi sembrava bloccato. Forse era una direttiva di regia, dato che, si scopre molto dopo nel film, il personaggio doveva essere molto a disagio per quello che stava facendo.
    Direi che Jimmy Steward è avvantaggiato da un personaggio immaturo ma che ha delle pagine molto divertenti. La notte della sbronza, ad esempio, è fantastica.
    Grant e la Hussey hanno dei ruoli più difficili, spesso il loro compito è non dire, non agire, ma esprimere con uno sguardo la loro tensione.
    La Hepburn è splendida, non c'è che dire. Tra le molte, cito la scena in cui il padre le fa una ramanzina, lei lo guarda con un sorrisetto sarcastico, ma quando lui arriva al punto dolente della sua inumanità, si vede quanto questo la ferisca.

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  4. Diciamo pure che abbiamo scoperto un capolavoro. Io ci sono arrivato prima, ma solo per la matematica dei voti.

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    1. Peccato che la matematica non ti abbia salvato da L'ultimo dei templari :D

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    2. No, lì è pura volontà di vederlo, nemmeno masochismo. E la curiosità di vedere i capelli di Nicolas Cage.

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