Amarcord

Trasognata e trasfigurata carrellata di memorie di infanzia, a cui la nebbia del tempo passato dà una patina magica indimenticabile, grazie anche al tocco di Nino Rota.

Mitica collaborazione tra Tonino Guerra e Federico Fellini che mescola elementi poetici a greve materialità, creando un impasto che ricorda molto la vita, come raramente si trova qualcuno capace di rendere per immagini.

Si tratta in teoria di una serie di quadretti staccati tra loro, che seguono un anno di vita riminese negli anni trenta. In pratica la memoria gioca qualche scherzo ai narratori, che confondono le date, in modo che l'edizione della Mille Miglia rappresentata non corrisponde all'anno di uscita dei film che i ragazzi vedono al cinema locale, e nemmeno con la grande nevicata, per non parlare poi del passaggio del Rex. È dunque da leggere non come un documento storico, ma come la svagata rievocazione di un personaggio non ben identificato (si direbbe "Titta", il ragazzino di cui finiamo per conoscere tutta la famiglia, un po' alter-ego di Fellini, un po' ricordo di un suo amico, un po' personaggio di fantasia), che molti anni dopo ripensa, o magari racconta, la sua infanzia, mescolando fatti reali, immaginari, possibile e improbabili, in una modalità che potrebbe far pensare anche a sedute psicoanalitiche.

La geniale combinazione tra cultura alta e bassa trova riscontro nel cast artistico impiegato. Pupella Maggio, grande attrice teatrale napoletana che non disdegnava partecipazioni cinematografiche dimenticabili, è la madre di Titta (doppiata da una riconoscibilissima Ave Ninchi). Per la parte di Gradisca era prevista niente meno che Edwige Fenech (dell'anno precedente è il suo "Quel gran pezzo della Ubalda tutta nuda e tutta calda", tanto per non far titoli), tagliata all'ultimo momento a vantaggio di Magali Noël, per un problema di stazza. La Fenech avrebbe dovuto mettere su qualche chilo di più per entrare in parte, ma proprio non ci riusciva. Ciccio Ingrassia (l'anno successivo sarebbe stato il barone di Vistacorta di Farfallon) è il memorabile zio matto di Titta, l'altro zio (Patacca) è Nando Orfei. Diverso il caso di Naso, uno degli amici di Titta, che è Alvaro Vitali, nato con Fellini (figurante nel suo Satyricon), e che abbraccerà la nota carriera trash più avanti.

8 commenti:

  1. forse il miglior film di Fellini
    dolceamaro come (quasi sempre) i ricordi della nostra gioventù, mentre in LA DOLCE VITA e in 8emezzo prevale l'amarezza
    grandissima la fotografia di Rotunno e indimenticabile la musica di Rota

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    1. Meno male che mi hai ricordato di spendere almeno due parole per la fotografia di Giuseppe Rotunno, che è un altro dei tanti assi nella manica di Fellini. L'albero con su lo zio matto che urla a pieni polmoni, ad esempio, è già per conto suo un quadretto notevole, ma fotografato in quel modo diventa davvero indimenticabile.

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  2. Ogni volta mi sorprendo per le cose che riesci a tirar fuori per le tue recensioni. Amarcord è da guardare e basta, per il periodo storico in cui è inserito, per la vita di provincia, per la tabaccaia (e ce l'avrei vista benissimo la Fenech, sogno mostruosamente proibito al quadrato), per il Rex, per Naso, etc, però...io amo 8 e mezzo, non c'è paragone.

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    1. Incamero il complimento e ringrazio ;)

      Vero che di fronte alla produzione di un artista come Fellini (o meglio, di un gruppo di artisti: Rota, Guerra, Rotunno, Donati ...) le parole servono a poco. Però, chissà, magari qualcuno capita su questo blog per caso, legge questo post, si incuriosisce e gli viene un mezzo interesse per questo film che non aveva mai visto. Sarebbe un bel risultato.

      In un certo senso concordo sulla non paragonabilità di Amarcord con 8 e mezzo, il primo è una collezione di ricordi di infanzia in cui, come giustamente dice Marco Il Bibliofilo (che sia quello il vero significato dell'acronimo MIB?), prevale una patina di nostalgica dolcezza amarognola, mentre il secondo è più un bilancio di un uomo nel bel mezzo della crisi di mezza età.

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    2. Io amo Fellini per 8 e mezzo, ma non è ancora detto: mancano La strada, o Giulietta degli spiriti, che ci tengo a vedere. Amarcord è più "popolare" ed insieme difficile, perché non credo sia solo una collezione di ricordi.

      P.S.La prossima volta lo cito come MIB

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    3. Giulietta degli spiriti manca anche a me, La strada l'ho rivisto di recente ed è un altro capolavoro.

      P.S.: :D

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  3. Felini non mi è mai piaciuto molto, ma ammetto di aver visto con piacere questo film.
    Tra lpaltro viene mostrato ilpassaggio della Mille Miglia, che parte da Brescia,la mia città.

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    1. Sarà anche un fattore anagrafico, Fellini parla dell'Italia dei suoi tempi, che già non sono proprio vicini per me, e probabilmente a te risulta troppo lontana.

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