Smetto quando voglio

Il tema è quello della catastrofe culturale che è avvenuta nel Bel Paese, e della relativa scarsezza di prospettive per chi si incaponisca a voler operare in campi che non sono di moda dalle nostre parti. Non è il primo film del filone, vedasi ad esempio Tutta la vita davanti e Tutti i santi giorni di Virzì, secondo me più riusciti. Quello che ci aggiunge è un taglio "caper", e lo dico all'inglese perché si dice che Sydney Sibilia (regia e sceneggiatura assieme a Valerio Attanasio) abbia preso ispirazione da film americani alla Ocean's eleven o inglesi, e qui il riferimento che sorge spontaneo è quello al primo Guy Ritchie, in particolare la scena della rapina alla farmacia sembra presa di peso da Lock & Stock - Pazzi scatenati. Anche se a dire il vero a me mi è venuto da pensare più a I soliti ignoti e La banda degli onesti.

Pietro (Edoardo Leo) avrebbe buone idee da sviluppare nel campo della neurobiologia. Peccato che il professore che lo segue in università non capisca quello che sta facendo, tutto preso com'è nel gestire (malamente, tra l'altro) i suoi agganci politici. Perso anche il misero assegno di ricercatore, gli viene l'idea di sintetizzare e spacciare una "smart drug", ovvero modificare leggermente la molecola di una droga censita nel registro come illegale per farla diventare, almeno tecnicamente, meno rischiosa ai fini giuridici.

Mette assieme una improbabile banda di gente che ha fior di lauree ma poche chance di trovare un lavoro decente, e si mettono ad operare con successo nel campo. Con troppo successo, visto che finiranno per pestare i piedi al Murena (Neri Marcorè), piccolo delinquente anche lui, per loro fortuna, non affiliato a nessuna mafia, che però basta a far saltare il banco. A questo punto il problema sarà quello di trovare una exit strategy che non sia troppo dolorosa.

Buona la sceneggiatura, in particolare nel tratteggiare i personaggi minori. Si nota però fin troppo che questa sia la prima regia di Sibilia, forse anche a causa di un budget che deve essere stato davvero basso.

Secondo me è interessante il confronto tra questo titolo e La banda degli onesti. Anche in quel film un gruppetto di personaggi anomali si dedicavano ad una attività illegale senza averne la predisposizione mentale. Ma la loro onestà aveva la meglio, e finivano per non farne nulla. Qui invece ai protagonisti si adattano subito all'ambiente che frequentano sperperando in abiti, prostitute, catene d'oro, un attico con vista sul Cupolone.

4 commenti:

  1. è davvero un bel film
    ho regalato il dvd a mio figlio "hai fatto bene a scegliere la via dell'estero, se restavi nell'università italiana potevi finire così"

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    1. Forse con tutto il parlarne bene che ho sentito in questi mesi ho finito per vederlo con aspettative troppo alte. Mi ha fatto ridere e mi ha fatto ragionare, e anche paragonare la situazione attuale con quella post-bellica (vedi le citate commedie all'italiana), il che non è male.

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  2. E' stata una bella sorpresa!
    Spero che il cinema italiano possa ripartire da film così.

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    1. Non è che poi il cinema italiano produca solo brutte cose in questi anni. Al contrario, spesso i nostri titoli migliori vengono premiati all'estero con una certa regolarità che ricorda quasi quello che accadeva ai tempi d'oro.
      Il problema è che da noi nessuno li va a vedere questi film. L'incasso di Smetto quando voglio è stato di 4 milioni, che è pure considerato un buon risultato, ma evidentemente non permette produzioni particolarmente curate.

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