Visto in lingua originale, che a Milano (*) succede anche questo, senza lasciarmi distrarre troppo dai sottotitoli, che la fotografia (Dick Pope) è tale da lasciare senza fiato in più occasioni. Già, perché l'idea di Mike Leigh (sceneggiatura e regia) è stata quella di narrare l'ultimo terzo della vita di J.M.W. Turner cercando di farci vedere quello che lui vedeva e cercava di rendere nei suoi quadri. E visto che Turner era una paesaggista di indole romantica, con una gran passione per la luce, che finì per prefigurare l'impressionismo, ci si può immaginare che gioia per gli occhi sia questo film.
Direi che il punto chiave della storia è la dissonanza (**), che emerge sia nei dipinti sia nel carattere del protagonista. Ad incontrarlo per strada, Turner (Timothy Spall) doveva fare una pessima figura. Sgraziato, di capacità espressive molto limitate, ben poco socievole. Gran parte del tempo lo sentiamo esprimersi con grugniti. Lo vediamo per due ore abbondanti comportarsi in maniera contraddittoria, mescolando atteggiamenti asociali con momenti di gran comprensione con chi ha di fronte. O almeno, così sembra. Perché poi chissà cosa gli passava per la mente. Leigh non è che prenda particolarmente posizione in quel che succede, sembra più interessato a mostrare l'indecifrabile complessità dell'animo umano, che a giudicarla.
Grande prova attoriale per Spall, in quella che forse resterà come la sua interpretazione cinematografica più memorabile.
(*) Milan, l'è on gran Milan.
(**) Ben rappresentata anche dalla bella colonna sonora firmata da Gary Yershon.
Mi manca, non so quando potrò recuperarlo
RispondiEliminaVarrebbe la pena di vederlo al cinema. Peccato che la distribuzione nostrana non sia stata della stessa idea. Ha avuto una prima uscita molto limitata e il recupero corrente in lingua originale è disponibile solo per pochi.
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