Il cast è spettacolare, la storia un po' meno, e la regia, nonostante sia firmata da William Wyler, ancora meno. Una gentil fanciulla molto parigina, Nicole (Audrey Hepburn), ha un padre, Charles Bonnet (Hugh Griffith), che usa la sua facciata di collezionista d'arte per coprire la sua vera attività di falsario. Ha appena completato il suo ennesimo Van Gogh, e veniamo a sapere che ne ha piazziati già altri due. Nicole disapprova, ma non riesce a togliergli il vizietto.
Per mantenere il suo nome, Monsieur Bonnet, offre in prestito gratuito la sua Venere del Cellini al museo Kléber-Lafayette (*). Ovviamente è un falso, anche se non suo, bensì di suo padre. Bonnet pensa che il rischio sia limitato, visto che non sono in ballo soldi, ma si sbaglia, visto che la direzione assicura il pezzo, e questo comporta un test per verificarne l'autenticità.
Nel frattempo, ad un importante mercante d'arte (Charles Boyer), sono venuti dubbi sulla collezione Bonnet, e ha assunto Simon Dermott (Peter O'Toole) per verificare i suoi quadri. Simon dunque si introduce nella villa Bonnet per impossessarsi di un campione di vernice da analizzare. Si imbatte però in Nicole, si prende per lei subito una gran cotta e, non sapendo come giustificare la sua intrusione, si spaccia per un ladro. Nicole pensa che non sarebbe una buona idea farlo arrestare, sia perché ricambia l'interesse di lui, sia per non attirare troppa attenzione sul dipinto.
Altro polo della storia è Davis Leland (Eli Wallach), riccone americano, inizialmente interessato alla Venere, pensa di circuire Nicole perché lei convinca il padre a vendergliela ma poi, fondamentalmente per un equivoco, pensa di fare un'accoppiata, Venere più Nicole.
Avremmo dunque che Simon e Nicole dovranno rubare la Venere e trovare il modo di rimandare oltreoceano il terzo incomodo.
Gran parte del film si gioca sulla coppia Hepburn-O'Toole, poco lo spazio che resta a Wallach e agli altri. Stilosissima la Hepburn, che veste quasi tutto il tempo Givenchy (**), e riesce a far sembrare un gioiello anche la microbica Autobianchi Bianchina (***) su cui viaggia.
(*) In realtà trattasi del Carnavalet sotto mentite spoglie.
(**) Il punto chiave della storia è che Nicole per fare il colpo dovrà travestirsi da donna delle pulizie, ed è l'unica occasione in cui abbandona l'alta moda. Lei ovviamente chiede se è proprio necessario, e nell'occasione viene citata esplicitamente la maison.
(***) Ma attenzione, il ragionier Ugo Fantozzi viaggiava sulla versione berlina, e un decennio dopo che era uscita di produzione. Nicole ha una ben più sbarazzina cabriolet, e il film risale a quando era una automobile con un suo discreto fascino.
Io adoro questo film e mi fa tanto ridere! <3
RispondiEliminatra l'altro è il prossimo che commenterò nella mia rassegna di "vecchie" commedie. Vecchia per modo di dire, perchè per me non ha perso smalto. In una commedia non serve una storia spettacolare, contano i personaggi, l'atmosfera, i tempi, i dettagli ;-)
A me ha lasciato meno soddisfatto, forse anche perché, come accenni tu, la sceneggiatura ha qualche buco di troppo. Ma c'è anche dell'altro. La prima parte, ad esempio, m'è sembrata troppo lenta, avrei tagliato senza pietà una buona mezz'oretta.
EliminaAspetto di leggere il tuo post!
Vero, parte lenta. è uno stile che oggi fa più fatica a piacerci ;-)
EliminaGrazie per il follow!
Piacere mio :)
EliminaQuesti sono i classici film che conosco perchè piacciono a mia madre. Niente di speciale, ma sono da vedere anche per "cultura filmica personale"
RispondiElimina... e il cast è veramente notevole. Ad esempio Wallach, pur avendo solo pochi minuti a disposizione e nessuna reale scena memorabile riesce comunque a metterci lo zampino. Vedasi ad esempio la scena al museo quando studia la Venere muovendosi come se sia sul punto di portarsela via. Che poi è davvero quello che il suo personaggio vorrebbe fare.
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