Poirot 1.2: Delitto nei Mews

Il caso non è dei più interessanti, chi abbia una certa consuetudine dovrebbe capire subito dove si sta andando a parare, però è svolto con una certa grazia, e la visione m'è risultata piacevole.

Rispetto al racconto originale di Agatha Chirstie, il personaggio chiave che cerca di sviare le indagini è più astuto e sottile, riuscendo a mantenere ragionevolmente in dubbio Hercule Poirot (David Suchet) su quello che è realmente successo per gran parte dell'episodio.

Praticamente intraducible il termine mew, che sta ad indicare un vicolo su cui insistono case molto inglesi dove il pianterreno era occupato da una stalla e il primo piano era usato come abitazione. Ad sensum direi che si intende dire che il fatto di sangue è avvenuto in una placida zona della città abitata da gente piuttosto danarosa.

Non ha praticamente nessuna influenza sulla trama, ma la morte avviene la sera del cinque novembre, la notte di Guy Fawkes, che ricorda la fallita congiura delle polveri che avrebbe dovuto far saltare in aria il parlamento inglese a Westminster. I petardi tradizionalmente sparati per commemorare l'evento coprono la pistolettata fatale e ritardano la scoperta del cadavere.

A morire è Barbara Allen, che divideva l'appartamento con Jane Plenderleith (Juliette Mole) ed era sul punto di sposarsi con Charles Laverton West (David Yelland), un parlamentare in forte ascesa che tutto sommato non sembra una bella persona. Poco dopo scopriamo che era probabilmente vittima di un ricatto da parte del maggiore Eustace (James Faulkner), il quale è certamente un poco di buono, l'ispettore capo Japp (Philip Jackson) lo va infatti a interrogare in un ambiguo night club, dove si esibisce una simpatica orchestrina jazz con Moya Ruskin come cantante.

Gli indizi sembrano puntare proprio sul maggiore. Ma perché diamine un ricattatore dovrebbe uccidere la sua vittima?

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