Peccato per la prima parte (un buon tre quarti d'ora, ohimè), fosse stata sforbiciata a dovere, e le fosse stato dato lo stesso ritmo del seguito, avremmo avuto un ottimo film.
Purtroppo Marco Bellocchio è un Autore, e difficilmente qualcuno si sogna di dire ad un Autore quando c'è qualcosa che non va. In un quarto d'ora si poteva condensare benissimo quello che c'era da dire, evitando un andamento rapsodico e noiosetto che sembra fatto apposta per allontanare (o far assopire) lo spettatore.
Superato il duro scoglio, la seconda parte merita di essere vista, sia per la superba interpretazione di Giovanna Mezzogiorno (e anche Filippo Timi non se la cava poi male) sia per la storia narrata.
Ottima la colonna sonora (qualcosa di Philip Glass, I suppose, e altro che non sono riuscito ad identificare).
Si narra la vicenda di un imbecille, al secolo Benito Mussolini, che sacrifica tutto e tutti per ottenere non si sa bene cosa. L'autodistruzione, probabilmente. Il punto di vista è quello della moglie segreta e relativo figlio che, per evidenti ragioni politiche, vengono fatti sparire dalla scena. Da notare che i fatti narrati, pur essendo ampiamente romanzati, hanno una base reale.
La prima parte ci fa vedere il giovane Mussolini, attivista socialista, contrario alla guerra, e gran affascinatore di donne, che cambia idea, diventa antitedesco, interventista, esce dal partito socialista e fonda un suo giornale. La Dalser lo segue ciecamente, semplicemente rimuovendo tutto quello che non le va di vedere, finché non viene scaricata.
Nella seconda parte Mussolini sparisce, o meglio è dappertutto, nei cinegiornali, alla radio, su manifesti, e anche in forma di statua - ma non è più un personaggio attivo, è il rumore di fondo sopra cui si svolge l'azione della moglie ripudiata, dichiarata folle, in quanto portatrice di una verità inaccettabile e del figlio finirà per diventare, lui sì, veramente folle, schiacciato da una figura paterna contemporaneamente lontanissima e replicata ovunque.
Da notare che Timi interpreta entrambi i Mussolini, come a rendere ancora più mostruoso l'abbandono paterno.
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