Questa volta il titolo italiano è meglio dell'originale, (What's the story) Morning glory, che strizza l'occhio alla canzone degli Oasis senza che ci sia praticamente alcun reale riferimento nel film.
Fra l'altro "morning glory" è un modo di dire inglese che si riferisce a caratteristiche sessuali leggermente imbarazzanti. Chissà, magari negli Stati Uniti si dice in altro modo e non hanno capito l'allusione.
Ricordo vagamente che qualche anno fa un tal Wood, che lavorava alla BBC in un programma del mattino per bambini (una cosa tipo i muppet o teletubbies) un bel giorno è andato in onda con una maglietta con su scritto "morning wood", che vuol dire poi la stessa cosa, e ne è venuto fuori un mezzo putiferio.
In questo caso si tratta di una commedia romantica non eccezionale ma simpatica, grazie anche al buon cast. La pubblicità punta sul fatto che il regista (Roger Michell) è quello di Notting Hill e la sceneggiatrice (Aline Brosh McKenna) è quella di Il diavolo veste Prada. Ma nessuno dei due è qui particolarmente in forma.
La protagonista (Rachel McAdams) è una provinciale (New Jersey) che licenziata a sorpresa dal suo lavoro in una tv locale trova, ancor più a sorpresa, lavoro in città (naturalmente New York) nel più piccolo dei grandi network. Il tema del passaggio da provincia e città, ritmi più tranquilli vs. vita frenetica ma alla moda, ambiente familiare vs. maggiori possibilità lavorative, viene appena sfiorato - per maggior dettagli vedi ad esempio Jersey Girl.
La giovane provinciale deve mostrare, prima al capo supremo (Jeff Goldblum, piccolo ruolo ma ben interpretato), poi ai colleghi, di non essere una sprovveduta, e qui torniamo dalle parti del diavolo con Prada. Il programma che le viene affidato è sull'orlo della chiusura, e lei dovrà cercare di fare il miracolo, dare stimoli ad una squadra demoralizzata, e portare gli ascolti ad un livello decente. Punterà sul trash per ottenere il risultato, ma scoprirà che non basta.
Oltre al lavoro si parla anche di amore. La giovinetta è decisamente imbranata su questo lato (un po' alla Bridget Jones), ma recupererà velocemente.
Aggiungono interesse al film Harrison Ford, nei panni di un anziano giornalista costretto dal suo contratto a partecipare al programma - e figuriamoci con quanto entusiasmo, e Diane Keaton, la conduttrice del programma stesso, con un passato da miss. I due ovviamente entrano immediatamente in conflitto.
Tutti bravi gli attori principali (anche tra i personaggi secondari le cose vanno mediamente bene, cito ad esempio John Pankow) ma, dato un tale cast, io avrei sacrificato volentieri la pur brava McAdams e puntato tutto sul trio Goldblum, Keaton, Ford. Insomma, della storia della giovane paesana che viene in città e fa successo ne avrei fatto anche a meno (o almeno l'avrei ridotto a tema secondario) e avrei preferito espandere il finale di partita di tre personaggi che il successo l'hanno già avuto.
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