Get him to the Greek, in originale. Dove il Greek theater è un arena che si trova a Los Angeles e ricalca per l'appunto la struttura di un teatro greco.
Commedia pop-rock che avrebbe delle potenzialità che mi paiono però stroncate dal mirare troppo in basso del regista-sceneggiatore (Nicholas Stoller).
Un ragazzotto imbranato (Jonah Hill) affascinato dal mondo della musica e che lavora per una label californiana concepisce l'idea di recuperare una star inglese in declino, tale Aldous Snow (un divertente Russell Brand), portandolo a fare un concerto al Greek, una sorta di bis dieci anni dopo. Ma costui è un tipo molto turbolento e Hill lo deve praticamente portare di peso da Londra a Los Angeles (via New York e Las Vegas).
Il personaggio di Snow era stato creato per Non mi scaricare, e decisamente meritava di essere sviluppato meglio. E, tutto sommato, qui fila. Ha uno spessore, è ben interpretato, ha una sua storia (che mi pare ricalcata su quella di Liam Gallagher, qui ancor più che nel film originario), diverte ed è pure interessante.
Il problema è nel personaggio che è toccato a Hill (era anche lui nel film precedente, ma lì era un cameriere alle Hawaii, mantenuta però la passione per Snow), che mi pare caratterizzato malamente. Il suo tratto caratteristico, per andare subito al punto, è quello di vomitare - e solitamente si vomita addosso.
Particina per Colm Meaney, nel ruolo del padre di Snow, e numerose apparizioni per personaggi come Christina Aguilera e Pink.
La demenzialità di alcune situazioni mi ricorda quella di This is Spinal tap che narrava con stile che diventerà noto in tempi recenti come mockumentary le vicende di una inesistente rock band inglese in tour negli USA.
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