E' uno di quei film che mirano a spiazzare lo spettatore e, almeno nel mio caso, ci è riuscito bene, al punto che dovrei rivederlo per scriverci qualcosa su senza correre il pericolo di scrivere sciocchezze. Ma il tempo è tiranno, il film è lunghetto, e il pericolo è il mio mestiere.
Se l'avessi saputo prima, forse mi sarei visto prima Apri gli occhi di Alejandro Amenábar, che sarebbe poi l'originale holliwoodizzato da Cameron Crowe (regia, sceneggiatura, produzione). A vantaggio della versione spagnola l'assenza di Tom Cruise (si capisce che non è tra i miei attori preferiti?) che qui è protagonista e produttore.
Il film inizia con un vorticoso e spezzettato giro della macchina da presa su New York, che da Midtown Manhattan risale per Central Park e si fionda in un palazzo sulla West Park di quelli che solo per la mancia natalizia al portiere una persona normale dovrebbe aprire un mutuo trentennale. Arriviamo nella stanza da letto del protagonista che si sveglia alla voce di Penélope Cruz che gli dice di aprire gli occhi (una mezza idea di cambiare la mia suoneria me l'ha fatta venire). Cruise ne approfitta per girare mezzo nudo per la stanza e il regista per rimarcare come non solo sia una casa per ricchi in una zona per ricchi, ma che si tratta di ricco estremamente ricco. Così ricco che esce di casa su una Ferrari d'epoca. E va verso Times Square in una New York assolutamente vuota. Possibile? No. Infatti è un sogno. Si risveglia e replica molti particolari della scena che abbiamo visto (Ferrari compresa, ma New York mediamente trafficata, questa volta). Solo che a svegliarlo è la voce di Cameron Diaz, e ci viene spiegato che i due si conoscono da tempo e hanno passato una simpatica nottata assieme, come spesso accade.
Segue una mezz'oretta che ho trovato di una noia pazzesca in cui seguiamo la vita di uno straricco, bello, a cui tutte le donne cadono ai piedi. C'è poi una seconda mezz'oretta più interlocutoria. La seconda ora è decisamente meglio. Difficile dire molto di più senza rovinare l'effetto della sceneggiatura.
Interessante il fatto che Cruise reciti buona parte del tempo con il volto deturpato da un pesante trucco o con una maschera che ne copre integralmente il viso. Circostanze che trovo ne abbiano migliorato la recitazione.
Al solito, la colonna sonora di Crowe è una collezione di musica estremamente valida. Un po' troppo ingombrante, forse, ma anche per questo dettaglio c'è una giustificazione che arriverà nel finale.
Ruoli minori per Kurt Russell e Tilda Swinton.
Interessante il parallelo con il film precedente, Rabbit hole, lì protagonista e produttrice è Nicole Kidman, che non capisco come possa aver sposato il bietolone qui presente, ma apprezzo il fatto che ne abbia divorziato. A prescindere, la storia è in un certo senso simile, perché anche qui c'è una tana del bianconiglio in cui il protagonista si nasconde.
Trivia interessanti, nonostante anch'io, passato da Arma Letale a Tom Cruise, sempre più rinnegato nelle mie preferenze, sono stato ingannato. Grazie al cielo è solo un remake, di un film che meriterebbe un'altra visione, se non altro perché c'è il dvd originale nel raccoglitore. Cameron Crowe non so cosa c'entri col progetto, sinceramente.
RispondiEliminaDiciamola tutta, la sceneggiatura è un imbroglio. Dovrebbe essere vietato da una qualche convenzione internazionale tirar fuori dal cilindro informazioni essenziali così tardi nel corso dello sviluppo dell'azione.
RispondiEliminaCrowe non mi pare che sia un genio della regia (e con una sceneggiatura non originale, più un protagonista così primandonna, non credo che la sua voce di scrittore abbia avuto molto spazio), però spesso ne sento parlare peggio di quel che credo meriti. A me tutto sommato non dispiace, soprattutto come narratore e per come riesce a integrare bene le canzoni nell'azione.
Ne sa molto di musica perché era, altro trivia, giornalista di Rolling stone, e quindi Almost famous prende dalla sua vita. Recupera questo, ma anche Elizabethtown. Per Vanilla sky era alla mercé di Tom Cruise.
RispondiEliminaTi devo avere male interpretato quando hai scritto che Crowe ti sembra estraneo al progetto. Pensavo intendessi che non ti piacesse come regista, cosa che ho sentito dire da molti, e che non mi trova particolarmente d'accordo. Almost famous l'ho visto ai tempi e ne ho un buon ricordo, storia interessante, ben raccontata, buon contorno musicale. Elizabethtown l'ho visto (forse rivisto) l'anno scorso, e non m'è sembrato male - tra i punti negativi notavo che Orlando Bloom mi sembrava si atteggiasse troppo ad una sorta di giovin Tom Cruise. Ma anche di Jerry Maguire non ho un cattivo ricordo, anche se un po' sfocato, nonostante il solito Cruise protagonista.
RispondiEliminaDiciamo che, alla fine, fa dei film abbastanza sufficienti se impartititi da altri, mentre se ne fa di personali riesco ad apprezzarlo meglio.
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