Il diavolo veste Prada

Strepitosa interpretazione di Meryl Streep nei panni della supercarogna direttrice editoriale di una rivista che ha una stupefacente somiglianza con Vogue. Alla regia David Frankel che mette a frutto l'esperienza televisiva con Sex and the City e ci ammannisce alcune belle cartoline da New York e qualche instantanea da Parigi.

Nel cast anche un ottimo Stanley Tucci, qui in un ruolo diametralmente opposto da quello di Amabili resti.

Non ho capito bene la morale della storia, e mi viene come il sospetto che in realtà non ve ne sia alcuna. La protagonista (Anne Hathaway, caruccia ma non memorabile) sembra avanzare una mezza critica al sistema ipercompetitivo in cui capita, al punto di dare le dimissioni proprio nel momento in cui sembrerebbe aver "vinto". D'altro canto mostra simpatia per direttrice, arrivando a giustificare il suo comportamento buttandola sul femminismo (se si comportasse così un uomo, nessuno avrebbe niente da dire).

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