Un tale si trova bloccato in casa, la noia lo porta a spiare i vicini. Guarda di qui, guarda di là, si imbatte in un vicino che sembra proprio un assassino, e dunque gli sguinzaglia dietro la bellissima fidanzata in un piano fallimentare per riuscire a trovare le tracce del presunto omicidio. Ma il losco figuro non è scemo, annusa la trappola e fa venire un bello spavento alla bellezza del film. Poi i ruoli si invertono ed è il cattivo ad inseguire il buono, che rischia brutto ma alla fine si salva.
Purtroppo non si tratta de La finestra sul cortire bensì di Disturbia, e perciò il regista non è Alfred Hitchcock, il protagonista non è Jimmy Steward e lei non è (sospiro) Grace Kelly.
Direi che solo lo spettatore più disattento può non notare la somiglianza tra le due storie, e quindi anche il detentore dei diritti del racconto da cui è tratta la sceneggiatura del capolavoro hitchcockiano, quando ha scoperto l'inghippo s'è imbizzarrito e ha fatto causa a Steven Spielberg e alla sua Dreamworks per aver utilizzato una storia (scritta da Christopher Landon) malamente scopiazzata. Però il tribunale gli ha dato torto: troppe le differenze.
Tutto questo l'ho scoperto dopo aver visto il DVD (tra l'altro c'è da notare quanto sia ricco di contenuti extra), se no probabilmente ne avrei evitato la visione.
Si diceva delle differenze. Alcune sono lapalissiane: D.J. Caruso è un regista mediocre, anche se in certe scene ricorda John Badham, che lo ha formato. I protagonisti sono ragazzetti (lo Shia LaBeouf di Transformer e Sarah Roemer che curiosamente ho appena visto in Hachiko) per cui, per fare in modo che la casa sia vuota, la sceneggiatura ha dovuto eliminare cruentemente il padre e fare in modo che la madre (una Carrie-Anne Moss sprecata, appare in una manciata di minuti) sia inesplicabilmente quasi sempre assente. Il protagonista resta bloccato in casa non da una gamba rotta ma da una cavigliera elettronica, rifilatagli per aver tirato un cazzotto ad un professore. Data l'età dei protagonisti lo svolgimento del thriller si mescola in maniera quasi demenziale ad una commedia adolescenziale, con gran gioia dei pubblicitari che così riescono a fare product placement di Xbox, iPod, iTunes e chissà quanta altra roba che mi è sfuggita. Inoltre mica ci si poteva accontentare di un omicidio, il tizio doveva essere perlomeno un serial killer e, giusto per aggiungere un tocco di horror, si tiene in casa una serie di vittime, ad un diverso stato di decomposizione.
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