La cosa più soprendente del terzo episodio di Bourne è il sottotitolo italiano, Il ritorno dello sciacallo, che sarebbe poi il titolo italiano del terzo e ultimo libro di Ludlum dedicato a Bourne. Il fatto è che lo sciacallo sarebbe il soprannome del pericoloso killer nemico giurato di Bourne che nella versione cinematografica non appare nemmeno. Era presente nella versione televisiva di The Bourne Identity, per chi fosse interessato.
Anche questo episodio, come il precedente The Bourne Supremacy, è diretto da Paul Greengrass che evidentemente deve aver fatto amicizia con Matt Damon, visto che ha poi lo ha diretto anche in Green zone e, se ho capito bene, il fatto che Greengrass si è detto non interessato a Bourne 4 ha portato Damon a chiamarsi fuori pure lui dal progetto.
Non sono sicuro se sono io che ho assunto troppo Bourne in troppo poco tempo, o se è proprio Greengrass che ha deciso di fare di testa sua, ma la visione di Ultimatum mi ha fatto venire la nausea. Troppe scene riprese con la camera a mano e un montaggio frenetico all'eccesso. Per non parlare della sceneggiatura. Movimento ce ne era parecchio anche nei precedenti episodi, ma qui mi pare davvero troppo. Torino, Parigi, Londra, Madrid, Tangeri, New York. Finisce per diventare una girandola, non un film. Bizzarra anche l'idea di fare in modo che tre quarti dell'azione risulti essere una sorta di flash back inserito nel finale dell'episodio precedente.
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