Hanna

Strano film, una sorta di rilettura in chiave favolistica del thriller spionistico alla Bourne. La sceneggiatura avrebbe meritato una bella riscrittura per eliminare alcuni buchi, riscrivere qualche scena troppo aldilà della credibilità, e magari per disegnare meglio il contorno della vicenda, ma il risultato direi che è comunque quello di un buon prodotto medio.

Interessante il lavoro di Joe Write, che mostra di non voler essere incasellato come regista di genere. Ottimo l'uso nei suoi film delle colonne sonore, qui è affidata ai Chemical Brothers, in Orgoglio e pregiudizio e in Espiazione era di Marianelli. Dovrò recuperare Il solista.

Tra gli attori, il peso principale dell'azione cade su Saoirse Ronan, che interpreta per l'appunto Hanna (era anche in Espiazione, dove interpretava la petulante Briony da bambina). In realtà, la storia narrata è quella dello scontro tra un presunto buono (non è molto chiaro quanto lo sia davvero, sembra più che altro un cattivo che si sia stufato di essere tale), rappresentato da Eric Bana, e una acclarata cattiva, Cate Blanchett. Ma il punto di vista prevalente è quello di Hanna, e i due sono piuttosto in ombra.

Per una quindicina di anni (!) Hanna e suo padre (Bana) sono vissuti nel nord della Finlandia (ben fotografato) come se la piccola si stesse preparando ad una qualche missione impossibile. A un certo punto lei dice che non ne può più, e vuole agire. E l'azione parte. I due si separano, e ognuno per conto proprio ammazza una certa quantità di persone, con l'intenzione di incontrarsi a Berlino. Il tragitto di lui è più rettilineo, lei invece si consegna ai "cattivi", che sarebbero poi un qualche dipartimento misterioso della CIA, capitanato dalla perfida Blanchett, cerca di ammazzare la "strega", e pensa anche di esserci riuscita (ma noi sappiamo che si sbaglia, ah ah). Scopre di essere stata portata in Marocco (chissà perché) e da lì, approfittando del passaggio involontario di una buffa ma simpatica famigliola inglese (che temo finisca molto male, ma non ci viene detto esplicitamente) procede verso la meta.

Altri incontri a Berlino, ammazzamenti vari, disvelamento del segreto di Hanna, e conclusione con scontro finale tra Hanna e la sua perfida avversaria.

Qualche parola aggiuntiva sulla famigliola inglese, composta da Jessica Barden (piccola peste che fa amicizia con Hanna nonostante la sua stranezza, anzi, appunto per quello), fratello, Olivia Williams (attrice che mi piace molto, era l'insegnante in An education, e la moglie del simil-Blair ne L'uomo nell'ombra, qui fa una madre un po' stonata), e padre. Sono tutto quello che Hanna non ha avuto, una vera famiglia, per quanto bislacca, e forse lei mollerebbe tutto per qualcosa del genere. Ma non è destino.

5 commenti:

  1. La famiglia pare messa lì per caso, ma è la ragazzina, forse appena sedicenne, ad attirare tutta l'attenzione, con il suo inserimento in una storia della Cia, a farne un film piuttosto strano. BlaBla, così non riesco a scordarmi del film...

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    1. Sì, se segui la trama "alla Bourne", l'incontro con la famiglia sembra solo un diversivo che rallenta l'azione. Ma seguendo la traccia della vicenda umana di Hanna, è uno squarcio su quello che sarebbe potuto essere la sua vita se non fosse finita nel gioco di due pazzi (Bana e la Blanchett) che riescono a discutere solo ammazzando gente.
      Nella formazione da killer che ha ricevuto, la musica è un concetto che viene definito in poche parole. E invece scopre che è anche l'emozione che può dare una notte in un campo gitano.

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    2. Forse è proprio la musica, o la tv, a farne qualcosa di mai visto. Mi ha ricordato pure Il quinto elemento, per le facce, o le reazioni che ha Hanna al loro cospetto. Sto ascoltando gli Smiths, e tra un pò sarò davanti alla tv con un film registrato...Immagina tutto con i suoi occhi...forse hai ragione.

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    3. Non avevo pensato a Il quinto elemento, ma in effetti ci sta, per come la Jovovich si trova ad interagire con una realtà ignota. A me invece era venuto in mente Léon, sempre in zona Besson siamo, per il rapporto tra il killer e la bambina. Associazione meno interessante, ma che sia di buon auspicio per la Ronan.

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    4. A lei non servono buoni auspici.

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