In the name of the king

Fino all'altro giorno non sapevo chi fosse Uwe Boll. Personalità eclettica, ha fatto il pugile, studi economici e si è guadagnato una laurea in lettere. Ma è noto soprattutto per essere un terribile film-maker. Una cosa al livello di Ed Wood (*), tanto per intenderci. Ma, attenzione, almeno in questo caso il tipo di bruttezza non è quello che fa ridere quanto annoiare.

Il titolo italiano è monco della parte finale, A dungeon siege tale, che spiega come la sceneggiatura prenda spunto dal mondo immaginato da Chris Taylor per il suo omonimo videogame RPG. Chi non conosce il gioco non si preoccupi, casomai viene in mente più volte Il signore degli anelli, e il riferimento a Dungeon siege mi sembra avere l'unico scopo di evitare discussioni sui diritti d'autore.

Un contadino contento del suo lavoro a tal punto da farsi chiamare semplicemente Fattore (Jason Statham) vive la sua semplice vita agreste in compagnia della bella moglie Solana (Claire Forlani), del figlioletto, e del vicino Norick (Ron Perlman), che in passato gli aveva fatto da papà. Già, perché Fattore ha un passato oscuro, e non si sa chi siano i suoi veri genitori.

Come da stereotipo del genere, arrivano i cattivi, che qui chiamiamo krug ma ricordano molto gli orchetti di Tolkien, e spaccano tutto. Variazione che non mi aspettavo, Solana sopravvive, così che il nostro eroe non debba restare per sempre con il rovello di non averle detto di amarla (**). E dunque la molla che spinge Fattore a scoprire chi sia il Sauron di turno è sia la vendetta sia la voglia di riprendersi la sua donna, che è stata rapita per lavorare come schiava.

Fattore ci mette un po' a scoprirlo, ma noi sappiamo subito che il supercattivo è Gallian (Ray Liotta), uno dei due soli maghi restati in questa terra, essendo l'altro Merick (John Rhys-Davies), che serve fedelmente re Konreid (Burt Reynolds). Gallian vuole diventare un re-stregone, e per far questo ha circuito l'inetto nipote del re, duca Fallow (Matthew Lillard), e la figlia di Merick, Muriella (Leelee Sobieski), scontenta di come il padre non la consideri.

Se lo spettatore ha dubbi sostanziali su come andrà a finire questa storia, vuol dire che non ha fatto i compiti. Prima di perdere il tempo con filmetti come questo, si riveda i classici del genere.

E il problema non è tanto nella mancanza di sorprese, quanto nella piattezza della sceneggiatura che brilla anche per l'assenza di battute degne di questo nome e nella regia che spesso e volentieri sbaglia i tempi, indugiando in parti inutili, non sviluppando personaggi interessanti (***), facendo calare una gran noia su tutto il racconto.

(*) Vedasi il film biografico-fantastico che ne ha fatto Tim Burton per dettagli.
(**) Egli è infatti un rude agricolo dal cuore d'oro, e pensa che basti l'atto fisico ad esprimere l'amore per la sua gentil signora.
(***) Esagero, non ci sono personaggi interessanti. Però magari si poteva fare qualcosa per non lasciarli così desolatamente vacui.

2 commenti:

  1. Uwe Boll di mer...
    E' il male del male.
    L'unica cosa che salvo del film è la colonna sonora. Che non c'entra un piffero, ma ci sono tutti i gruppi metal che preferisco in assoluto.

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    1. Ogni opinione è lecita, sappi solo che ho letto che Uwe è noto per sfidare a singolar tenzone sul ring di pugilato chi lo critica troppo aspramente. Poi vedi tu :D

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