Nel primo doppio episodio di questa annata, il Dodicesimo Dottore (Peter Capaldi) ha correttamente indotto da una curiosa anomalia nel comportamento dei Dalek (*) che Davros ha avuto nel passato una esperienza molto forte che lo ha portato ad avere in sé un briciolo di empatia nei confronti a chi è altro da lui.
Il problema è che il Dottore sa fin troppo bene che è lui quello che avrebbe dovuto insegnare con l'esempio al giovane Davros questo sentimento ma, sapendo cosa avrebbe fatto da grande, non se l'era sentita. Sfruttando la sua capacità di viaggiare nel tempo, rimedia al suo clamoroso errore e, a ben vedere, salva, oltre a Davros, anche se stesso. Resta da chiedersi cosa sarebbe successo senza questo viaggio. Davros avrebbe comunque commesso quello che dal punto di vista dei Dalek è un errore? Come avrebbe fatto a sopravvivere Davros alle temibili mine-mano? Ma soprattutto, perché il Dottore non si è fatto ridare il suo cacciavite sonico?
In questo secondo doppio episodio, il Dottore si ficca in un altro paradosso temporale. Questo è ancora più complicato, al punto che la seconda parte è preceduta da una breve introduzione in cui il Dottore ci illustra con un esempio (**) il tipo di illogicità con cui si finisce ad avere a che fare viaggiando nel tempo. La prima parte ci aveva lasciato con Clara (Jenna Coleman) nella base sommersa nel presente narrativo (***), mentre il Dottore se ne è andato nel passato, 1980, a cercare le radici di quel che è successo.
E qui succedono un sacco di cose a ben vedere incomprensibili. Conviene seguire il suggerimento che il Dottore ci ha dato nell'introduzione, lasciar perdere la logica, e seguire lo sviluppo per divertirci con l'azione. D'altronde nel finale il Dottore guarderà in camera e ci farà capire con lo sguardo che lui ce l'aveva detto che sarebbe stato impossibile capirci qualcosa.
Scopriamo comunque che alla radice di questo pasticcio c'è un mostriciattolo spaziale che deve essere un parente alla lontana di quelli di Alien, come è giusto che sia, visto che quel film è decisamente tra le fonti di ispirazione principali per la prima parte del racconto. Costui, che si fa chiamare The fisher king, il re pescatore (°), ed è l'esponente di una razza piuttosto violenta che ha pensato un approccio molto involuto per attaccare e sottomettere il nostro mondo. Ma la cosa che fa più arrabbiare il Dottore è che abbia deciso di interferire con le leggi naturali che regolano la vita e la morte nell'universo per i propri fini. Bisogna ricordarsi che il Dottore è un gran teppista ma ha ben chiaro che ci sono alcuni limiti che non vanno travalicati. Certo, c'era anche l'instinto protettivo che ha nei confronti di Clara, ma viene da chiedersi se quello sarebbe bastato a fargli superare la sua ritrosia nel manipolare il passato.
(*) La cosa è più complicata, perché chi nel finale del secondo episodio chiede pietà non è un vero Dalek, ma ne usa forzatamente i circuiti di interazione col resto del mondo, che sono stati disegnati da Davros.
(**) Che resterà negli annali della serie non tanto per la spiegazione in sé, quanto per la sua conclusione. Visto che da modo al Dottore di farci un'altra bella schitarrata rocchetara che finisce per influenzare la sigla iniziale, reinterpretata per l'occasione in versione metallara.
(***) Per noi spettatori futuro, un secolo in là.
(°) Nulla a che fare con La leggenda del re pescatore, gran bel film di Terry Gilliam.
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