Ben (Robert De Niro) aveva due passioni nella vita, il suo lavoro e sua moglie. Adesso è un danaroso settantenne vedovo che vive a Brooklyn, pratica tai chi con risultati non entusiasmanti e incontra i suoi amici prevalentemente ai vari funerali che si susseguono con un ritmo allarmante. Per sua fortuna una web startup modaiola a due passi da casa decide di offrire uno stage ad ultrasessantaciquenni come modo di rendersi più simpatica alla clientela.
A capo della azienda c'è Jules (Anne Hathaway), una trentenne rampante disposta ad impegnarsi al cento per cento per la società che ha creato dal nulla e chi è in vertiginosa crescita. Il problema è che le ore di una giornata sono quelle e lei non riesce materialmente a stare dietro a tutto quello che succede, oltre ad essere sposata e ad avere un bimba. Il marito (Anders Holm) ha mollato il suo lavoro per lei, ma non sembra che la situazione possa reggere ancora a lungo.
Nonostante la gran pressione che deve gestire, Jules, che è una control freak, non gradisce che Ben venga assegnato a lei, e lo lascia senza nulla da fare. Ben, che non è certamente un pivello, sa bene come sopravvivere al mobbing passivo, si cerca lui cose da fare, riuscendo, sia pure con gran lentezza, ad entrare nelle simpatie di Jules. Nel processo, Ben si fa benvolere dai colleghi, e riesce pure ad imbastire una relazione con la non più giovane ma ancora procace massaggiatrice aziendale (Rene Russo).
Più la storia prosegue, più si addensano i rischi di catastrofe per Jules, il suo matrimonio, la sua leadership aziendale, persino la relazione con sua madre, sembrano tutte destinate al naufragio. Ma Ben, con l'aplomb di un novello Jeeves, finisce per aiutarla a prendere sempre la decisione giusta che la salva.
Ad un certo punto Ben rischia di entrare in collisione con la segretaria particolare di Jules, Becky (Christina Scherer), e la scena mi ha richiamato quella simile in Il diavolo veste Prada con la Hathaway che prende il ruolo che era di Meryl Streep, De Niro in quello che era della Hathaway e la Scherer al posto di Emily Blunt. E questo mi ha fatto vedere questo film come una versione bonacciona di quell'altro. Già, perché se là erano tutti con il coltello (*) in mano, qui invece si vogliono tutti bene, ogni possibile conflitto è spento sul nascere e, perdinci, tutti alla fine vivono per sempre felici e contenti.
Il risultato è tutto sommato piacevole, anche se ben poco memorabile. La scena più divertente credo sia quella in cui un commando di colleghi, con a capo Ben, si recano a casa della madre di Jules per accedere il computer di lei e cancellare una affilata mail che ella non deve vedere. Per il resto l'azione si svolge con una dolcezza forse intenzionale (**) ma che mi è sembrata eccessiva.
(*) Metaforico ma neanche troppo.
(**) Mi viene da pensare che Nancy Meyers abbia deciso di iniziare e finire il racconto su un esercizio di Tai Chi proprio per sottolineare il tono dello sviluppo narrativo.
concordo: la scena migliore è la buffa incursione per cancellare la mail
RispondiEliminacomunque si imparano molte cose buone anche dai film così così; ad esempio, quando gli americani pensano alla qualità della vita PENSANO EUROPEO: l'auto che scarrozza la boss è un'Audi, il vino servito a bordo è un Chianti, la birra per concludere una giornata di duro lavoro è Stella Artois, Harry Potter (che il protagonista ha letto con piacere) l'ha scritto un'inglese ecc
Vero. A volte nei film americani l'europeità viene vista con sospetto (tipo quando viene usata per connotare i cattivi) o derisa in quanto "diversa" ma anche in quei casi mi pare di vedere un'ammissione, per quanto a denti stretti, che molte cose noi le sappiamo far meglio di loro.
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