Ombre e nebbia

Uno dei titoli più europeizzanti dal catalogo di Woody Allen. Basato di su un suo precedente pezzo teatrale, e la cosa mi pare venga pagata con una certa lentezza dell'azione in alcuni punti. La storia mette insieme atmosfere da sogno (che spesso virano in incubo), analisi psicologica e sociale, e altre bazzecole come il senso della vita, l'amore, la morte e sicuramente qualcos'altro che al momento mi sfugge.

L'azione si svolge presumibilmente in una città europea dell'inizio del secolo scorso, immersa in un notte nebbiosa fotografata impeccabilmente da Carlo Di Palma. Un povero disgraziato (Woody Allen) viene svegliato da una ronda di vigilantes che vogliono che lui partecipi ad un piano - che nessuno gli spiega - per catturare un serial killer che ha già strangolato e sgozzato varia gente. Riluttante, esce nella notte e vive varie vicende che lo porteranno nel finale ad essere inseguito dalla polizia, da una torma urlante che vuole impiccarlo sul posto, e dal maniaco omicida. Ma dopotutto è una commedia e il nostro eroe riuscirà a cavarsela, passando lo specchio come Alice.

Le citazioni sono innumerevoli. Visualmente l'atmosfera è quella dell'espressionismo tedesco, richiamato soprattutto con un magnifico uso delle ombre; l'impostazione della storia è tipicamente kafkiana, con il protagonista che deve partecipare ad un piano che nessuno gli sa spiegare e che vede sin dall'inizio che non gli porterà niente di buono; musicalmente ci si appoggia su una base fornita da Kurt Weill, e le tematiche sociali di Brecht fanno capolino con discrezione. Il bersaglio grosso mi pare comunque sia Ingemar Bergman, di cui vengono riprese tematiche, modalità di ripresa (vedi la scena con le prostitute che raccontano le loro esperienze), e anche uno dei finali del film. Abbiamo infatti anche qui, come ne Il settimo sigillo, alcune vittime predestinate che sfuggono alla morte, in un modo tutto sommato simile.

Alla città viene contrapposto il circo (e qui c'è un bel rimando a Federico Fellini), di cui non viene data una immagine edulcorata - al contrario, la sua prima apparizione fa pensare piuttosto a Freaks - ma ne viene sottolineata comunque l'alterità rispetto alla grigia vita cittadina.

A dir poco incredibile il cast. Nel circo abbiamo Mia Farrow, mangiatrice di spade che convive con il clown John Malkovich. Il terzo incomodo è Madonna (nel senso della signora Ciccone) trapezista di facili costumi. Sul finale entrerà in azione anche il mago, un deus ex machina pasticcione interpretato da Kenneth Mars, caratterista scomparso di recente.

Altro centro nevralgico dell'azione è il bordello, dove cercheranno rifugio prima la Farrow e poi Allen, che è popolato da attrici del calibro di Jodie Foster e Kathy Bates, e che ha tra i suoi clienti più assidui lo studente John Cusack.

Interessante notare che i cittadini sono interpretati da personaggi secondari, a sottolineare che l'interesse della storia è altrove. Spicca in questo contesto il personaggio del medico (il sempre impressionante Donald Pleasence), che rappresenta l'uomo di scienza che perde il contatto con la realtà e finisce per dare alla razionalità uno spazio maggiore di quanto le competa. Quasi più una curiosità che altro l'apparizione di John C. Reilly tra i poliziotti.

Nessun commento:

Posta un commento