Si parte con filmati d'epoca che mostrano l'amabile Berlino ridotta ad un ammasso di rovine, e si continua con un bel bianco e nero che mantiene lo spirito della cinematografia di una sessantina di anni fa.
Ennesimo esercizio di stile di Steven Soderbergh che ha girato (oltre che fotografato e montato) questo noir come se fosse una produzione dell'immediato dopoguerra. Evidenti i richiami a classici come Casablanca e Il terzo uomo, ma non mancano alcuni tocchi decisamente personali. Ad esempio capita che siano tre i personaggi che si alternano nel ruolo dell'io narrante. Inizia Tobey Maguire (in pieno periodo Spider-Man e qui poco probabile) in un ruolo che sarebbe stato interpretato con gusto da Peter Lorre, una sorta di viscida nullità che apprezza la guerra in quanto occasione che gli permette di diventare quello che davvero è (una viscida nullità, per l'appunto). Poi seguiamo prevalentemente George Clooney, giornalista embedded che si trova coinvolto in una trama che non riesce a comprendere (anche perché lo tocca personalmente), che lasciamo momentaneamente per una parentesi in cui la parola passa a Cate Blanchett, dark lady in un ruolo recitato alla Marlene Dietrich (e, ahimè per la Blanchett, in paragone non regge) che mi ha fatto pensare a Testimone d'accusa.
Piacevole visione, anche se l'enfasi è tutta sulla tecnica, e la sceneggiatura risulta quasi accessoria al gioco del regista.
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