Into the wild - Nelle terre selvagge

Ben scritto e diretto (Sean Penn), due ore e passa che scorrono bene, grazie anche ad una appropriata colonna sonora che commenta adeguatamente le immagini, ma non capisco dove vada a parare.

Un ragazzetto (Emile Hirsch) scopre che la sua famiglia (soprattutto il padre, William Hurt) è lontana dall'essere ideale. Reagisce abbandonando tutto, compreso la sua identità, per rinnegare la società umana e vivere nella natura. Ma la natura non ammette improvvisazioni, è un ambiente caotico dall'equilibrio delicato, in cui è facile perdere anche il ruolo di super predatore, come finirà per scoprire il protagonista.

Sembra una sorta di racconto di formazione, dove il formato pare che impari un paio di lezioni fondamentali, ovvero l'importanza dell'autenticità (chiamare tutto con il suo vero nome) e della rete sociale per l'essere umano (non c'è una vera felicità se questa non viene condivisa). Però tutto il film si svolge illustrando la posizione opposta, di una persona in fuga dalla socializzazione, che scivola su rapporti interpersonali, evitando accuratamente da farsene invischiare.

2 commenti:

  1. Mi sembra che condividiamo molti puni di vista sul cinema e sulla scrittura. Ti ho inserito nella lista dei miei preferiti!

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