Con una certa fatica, ragionandoci sopra, credo di essere riuscito trovare un senso della sceneggiatura, che però viene diluito fino a quasi scomparire nel film.
Una storia decisamente complessa ambientata in un futuro distopico non troppo lontano. Non si capisce bene cosa sia successo, ma vediamo la Russia quasi a livelli di Mad Max e seguiamo torme di migranti che cercano di andare negli USA (beh, questo succede anche oggi). Abbiamo modo di sbirciare per qualche minuto una New York futuribile che sembra sotto il controllo di una papessa (Charlotte Rampling, particina miserrima) di una fumosa neoreligione contrastata da un partito avverso che forse (la cosa non mi è chiara) è capeggiato da un ex sodale della papessa. I due hanno generato (per via tecnologica) una figlia e adesso se ne contendono l'uso - cosa che mi pare richiami Il flauto magico.
La madre (diciamo così) paga un tipaccio russo (Gérard Depardieu, parte trascurabile) per trovargli un marcantonio capace di scortargli la figlia, che aveva fatto vivere a lungo in un monastero in Mongolia (non ho capito perché), a New York. Viene scelto un mercenario dall'eloquio poco sciolto (Vin Diesel) che in cambio di un adeguato pacco di soldi e della promessa di poter tornare al suo paese (deve averne fatta una troppo sporca ed è ora indesiderabile negli USA) farebbe questo e altro. La piccola (Mélanie Thierry) viene scortata da una "suora" (Michelle Yeoh) che sembra un agnellino ma sappiamo già che non è esattamente mansueta come il lanoso animale.
Nel corso del viaggio ci saranno vari ammazzamenti, tra cui quello di un caro amico del mercenario (Mark Strong) che li aveva aiutati a passare lo stretto di Bering ma che stava per tradirli, ma alla fine si arriva alla meta, giusto in tempo per la parte più ingarbugliata della storia.
Rapido riepilogo fino a metà dell'opera: abbiamo una catastrofe planetaria (non spiegata); una nuova religione (non spiegata) che (forse) domina gli USA che (inspiegabilmente) non hanno risentito della suddetta catastrofe; una papessa che misteriosamente manda in esilio la "figlia" in una zona ad alto rischio, e che per farla tornare a casa, invece di mandare un battaglione, si appoggia (inesplicabilmente) ad un mafioso russo.
La natura della "figlia" è così inverosimile che ci toccherà seguire lo spiegone che farà il padre al mercenario (non si capisce bene a che scopo, dato che il livello intellettivo del tale non deve essere di molto superiore a quello di una lumaca) per averne una idea.
Il finale, in compenso, mi pare abborracciato e poco soddisfacente.
Considerando che la sceneggiatura (co-scritta da Mathieu Kassovitz, che è anche regista e pure co-produttore) è basata su un corposo librone, mi viene il dubbio che le molte lacune siano nate dalla necessità di mantenere la storia in tempi filmici. Inoltre, ho letto da qualche parte che originariamente il film avrebbe dovuto avere una durata quasi doppia rispetto ai 90 minuti effettivi, e che sia stato pesantemente sforbiciato al montaggio nonostante l'opposizione del regista. C'è anche il fatto che Vincent Cassel avrebbe dovuto essere il protagonista, ma poi la produzione ha imposto Diesel al suo posto.
Possibile che con un diverso protagonista, e un maggior minutaggio, il risultato sarebbe potuto essere migliore?
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