Film dopato inneggiante al doping. Primo lavoro solo diretto da Neil Burger (i suoi tre precedenti erano stati anche scritti da lui) mi pare che sia deludente proprio dal punto di vista della sceneggiatura (Leslie Dixon, che ha adattato il romanzo di Alan Glynn cambiandone il senso e il finale).
Spererei che si tratti solo di una sbandata nella carriera di Burger, ma vedo che il suo prossimo progetto dovrebbe essere quello di convertire in film un videogioco, e mi vien da temere che la storia raccontata qui sia una rappresentazione del suo percorso. Con la differenza che a fargli ottenere il successo non sia stata la chimica ma la decisione di accettare di dirigere sceneggiature scelte da altri.
A New York un giovinastro, tale Eddie Morra (Bradley Cooper), vorrebbe far lo scrittore ma proprio non ci riesce, almeno finché non entra in possesso fortunosamente di una scorta di una misteriosa droga che migliora strepitosamente alcune funzionalità del suo cervello. Usa questi superpoteri per conquistare donne, fare soldi, acquisire potere. E per attirarsi addosso una serie di guai persino peggiori. Alla fine i nodi vengono al pettine ma lui riesce (incongruamente e inaspettatamente) a trovare una via d'uscita.
La parte migliore del film è il doping che Burger somministra alla pellicola (usando effetti ed effettacci di tutti i tipi - le impossibili carrellate per le strade di New York mi hanno fatto pensare alla streetview di google) per rendere visivamente gli effetti della droga su chi la assume. Ma come sempre accade, il troppo stroppia. Il protagonista si spara pastigliette una dietro l'altra, e ad un certo punto la soggettiva del film si sposta pure su un altro personaggio che assume questa droga. Lo spettatore viene perciò bombardato dal doping visuale ottenedo, almeno nel mio caso, l'effetto di saturare la capacità di assorbimento e, in fin dei conti, di annoiare.
Deludente Robert De Niro, sottoutilizzato nel ruolo di un magnate che richiede i servigi di Morra.
I difetti più grossi mi pare che siano nella sceneggiatura. Lascio perdere quanto poco plausibile sia l'idea di un tale incremento prestazionale del cervello umano, e trascuro pure di notare che un tale aumento dell'attività richiederebbe necessariamente una fonte di energia aggiuntiva, e dunque Morra dovrebbe consumare cibo (zuccheri, probabilmente) in quantità impressionanti. Faccio finta di accettare che la pastiglietta miracolosa modifichi bizzarramente il metabolismo di chi la ingurgita. Però come è possibile che una persona che si reputa superintelligente finisca per mettersi nelle mani di un mafioso? E che accetti di pagarlo con le medesime superpillolette che, ragione vuole, non dovrebbe dare a nessuno?
Si potrebbe superare le difficoltà indicate introducendo un dubbio: ma la pilloletta, poi, funziona davvero? Non è che chi la assume pensa di essere diventato un genio, mentre invece è il solito imbecille? Questa curiosa interpretazione funziona in almeno una scena, quando Morra parla in italiano al ristorante per impressionare la sua ex (che riconquisterà - potenza del nostro bel linguaggio). Da vedere in originale, ovviamente, per restare basiti da come la cameriera sia riuscita a capire qualcosa da quell'oscuro balbettio. Peccato non sapere che cosa abbia poi portato in tavola ai due piccioncini.
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