Professione assassino

Jason Statham si è creato un personaggio ben riconoscibile: quello del duro che apprezza le ironie della vita, e spesso è capace di riderci su anche dopo essersi preso notevoli tranvate.

Chissà, forse il suo agente gli ha consigliato di diversificare, e lo ha convinto ad accettare il ruolo di protagonista in questo film, che ha una differenza sostanziale rispetto al suo personaggio standard: nessuna ironia. La storia narrata non è originalissima (si tratta di un remake ma non è questo il punto) ma pazienza, dal mio punto di vista il problema fondamentale è che lo svolgimento non è intrigante. Soliti botti e spari, qualche ammazzamento truculento, un po' di sesso. Niente di memorabile.

A ben vedere anche lo sviluppo della storia non è eccellente, e penso che dalle premesse sarebbe stato possibile tirar fuori qualcosa di meglio. Mi limito alle premesse, anche se mi piacerebbe arrivare fino alle conclusioni, tanto non credo che riuscirei a rovinare le attese dello spettatore più di quanto hanno fatto producendo il film. Un tale (Donald Sutherland - bravo, finisce per dare al suo carattere una profondità notevole nonostante i pochi minuti a disposizione) spende tutta la tua vita facendo l'assassino per una misteriosa organizzazione che appalta i suoi servigi al miglior offerente. Ha un figlio (Ben Foster) che però non gli pare tagliato per il lavoro, troppo emotivamente instabile, e dunque si trova un figlioccio (Jason Statham) a cui insegnare la professione. Il vecchio muore, e l'erede designato cerca di ricucire lo strappo tra padre e figlio, insegnando a quest'ultimo i rudimenti del perfetto killer. Tra i due nasce una sorta di feeling, sono quasi sul punto di creare una coppia stabile, ma ci sono forti tensioni che li portano nella direzione opposta.

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