Un giorno questo dolore ti sarà utile

Ennesimo tentativo andato a vuoto di creare un prodotto italiano consumabile anche negli USA. Se ho capito bene, non è nemmeno uscito nelle sale americane. O forse vi ha fatto solo una fuggevole apparizione, che però è bastata ad attirare una serie di impietose stroncature.

Pur avendo qualche difetto, in particolare segnalerei una sceneggiatura poco omogenea, che avrebbe forse richiesto un maggior distanziamento dal romanzo originale (Peter Cameron), non mi è sembrato un lavoro così catastrofico come sembrano pensare i (non molti) critici americani.

Forse non è stata una buona idea partire da un romanzo di Cameron, considerando che anche Quella sera dorata (in originale The city of your final destination), pur contando su un cast superiore (regia di James Ivory, Anthony Hopkins e Charlotte Gainsbourg tra gli interpreti) ha subito lo stesso destino. Pare dunque che Cameron venga accettato come scrittore, ma al cinema proprio non passi. Valeva forse la pena allora di trasporre la vicenda in Italia, se proprio Roberto Faenza voleva portare quella storia sullo schermo.

In effetti, si può immaginare come lo spettatore americano medio possa non capire il senso di un racconto che verte sull'incapacità di un ragazzetto newyorkese (Toby Regbo) di decidere cosa vuol fare della sua vita. Un po' ricorda il Giovane Holden, Catcher in the rye, romanzo di Salinger che a noi non sembra niente di terribile, ma che per gli americani è roba da estremisti. Mettiamoci poi che il ragazzo ha una famiglia che sembra quella dei Tenenbaum, e che mi ha fatto pure pensare a Harold e Maude. Tutta roba con cui è meglio non scherzare, se non si hanno le spalle adeguatamente coperte.

Dicevo che ho trovato debole qualche passaggio di sceneggiatura. In particolare, ci sono un paio di episodi, uno del tutto secondario, che è anche simpatico, ma finisce per restare completamente isolato dal resto del film. Il protagonista pensa di comprare una casetta che vede su internet, il prezzo è decisamente interessante, troppo interessante, e infatti scopriremmo che c'è la magagna. A portarlo a vadere la casa è una giovane venditrice piuttosto folle (Aubrey Plaza) ben tratteggiata, pur nel poco tempo a disposizione. L'altro episodio è quello dello scherzo bislacco che il protagonista gioca al suo capo, che sembra completamente fuori dal suo carattere. In realtà, qui occorre avere un po' di pazienza, lasciare che la storia prosegua, e tutto verrà spiegato.

I due personaggi positivi nel corso dell'evoluzione del protagonista sono la nonna (Ellen Burstyn) e la "life coach", sorta di psicologa per chi abbia paura del termine (Lucy Liu), che più che altro spiegano al ragazzetto che non ha niente di particolare, sta semplicemente crescendo.

Non male nemmeno la colonna sonora, di Andrea Guerra.

2 commenti:

  1. Penso che prima o poi lo vedrò perché mi attirano il titolo, le musiche (una è di Elisa) e ho sentito qualche piccola recensione positiva su Youtube, voglio dargli una possibilità.

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    1. Elisa canta sui titoli di coda, giusto citarla.

      Più ci penso e più mi convinco che se si fosse spostata la storia in Italia, magari facendo diventare italiana la madre e lasciando il padre americano, o viceversa, sarebbe venuto fuori un film meno traumatizzante per gli americani, con qualche possibilità commerciale in più.

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