Solita storia. C'è un tipo che sembra normale, tal Robert McCall (Denzel Washington). Alcuni brutti ceffi lo fanno arrabbiare, si scopre così che è un ammazzasette in pensione che non ha perso l'allenamento. Segue una strage di cattivi.
Pare che la regia, prima di arrivare nelle mani di Antoine Fuqua, fosse stata offerta ad altri, tra cui Nicolas Winding Refn che già aveva scritto e diretto quella che credo sia una tra le migliori pellicole di questo specifico sottogenere, ovvero Drive. Avrà forse pensato che il soggetto era troppo simile e che era meglio cambiare aria.
Come nel molto simile John Wick, i cattivi sono delinquenti russi che hanno stabilito una serie di succursali negli USA, il nostro incappa in quella di Boston, ma pare ce ne siano altre. La regia indugia molto sui loro tatuaggi, che però mi sembrano eccessivamente stilosi e meno impressionati di quelli che si possono vedere in La promessa dell'assassino di Cronenberg o in Educazione siberiana di Salvatores.
Se a scatenare l'ira di John Wick era l'uccisione di una cagnetta, qui McCall agisce per difendere Alina, in arte Teri (Chloë Grace Moretz), ragazzetta russa esportata in America in giovanissima età per esercitare la professione presso la locale sezione delle banda in questione. Wick parte subito con un impeto (auto)distruttivo tendente al videogioco. McCall è più prudente, vorrebbe solo riscattare la baby prostituta e, quando perde la pazienza pensa di "limitarsi" ad eliminare una banda di magnaccia. Fa dunque attenzione a non lasciare troppe tracce e, se dietro non ci fosse stata la mega organizzazione criminale che invece è, avremmo visto un cortometraggio. Il che, a mio gusto, non sarebbe stato poi male. Nella seconda parte, infatti, mi pare si scada nella normale amministrazione del genere.
Con la variante che McCall lavora ad un centro per il bricolage, ed è proprio lì che si consuma la resa dei conti finale. Il che gli permette di ammazzare i cattivi usando mezzi impropri con truculenza.
Breve apparizione di Bill Pullman e Melissa Leo nei panni di due ex colleghi di McCall a cui lo stesso fa riferimento per capire che razza di vespaio abbia stuzzicato con la sua azione iniziale.
La sceneggiatura è scritta facendo riferimento alla serie televisiva Un giustiziere a New York, adattata opportunamente come se si trattasse di un reboot. E il finale viene lasciato aperto ai possibile sequel.
Non vorrei che Denzil che ho sempre apprezzato moltissimo come attore, in questi ultimi tempi non si sia imbolsito nelle vesti del giustiziere o del cattivo tenente!
RispondiEliminaAbbraccio forte amico caro!
Ben sei nomination all'Oscar per Washington, che ne ha convertite due in statuette. Però non è che gli ho visto fare cose particolarmente interessanti negli ultimi anni. Peccato perché sono d'accordo con te, potrebbe davvero fare di meglio. Stammi bene, Nella :)
EliminaNon mi è per nulla piaciuto.
RispondiEliminaMeglio dire è qualcosa di molto vecchio che ho già visto...
Eppure, dai in mano questa storia prototipica ad un Refn ispirato e ne viene fuori qualcosa che è ancora capace di appassionarmi.
EliminaSe sulla seconda parte ti do ragione - e nel mio caso il fondo è stato toccato da McCall che si allontana camminando tranquillamente mentre dietro esplode tutto - la prima non mi è dispiaciuta. La costruzione del rapporto anomalo tra il gigante e la bambina, ovvero il killer e la giovanissima prostituta, pur essendo anche quello visto e stravisto (in Léon per esempio), mi pare gestito adeguatamente.