Brick - Dose mortale

In attesa di Looper, sono andato a ripescare il primo lungometraggio di Rian Johnson, anche questo con Joseph Gordon-Levitt nel ruolo principale. Giusto per avere un idea di chi sia questo autore di cui non sapevo praticamente nulla.

Il basso costo di produzione di Brick fa capolino da ogni angolo, ma questo non lo considererei un problema, se non fosse che mi sembra abbia impattato anche sulla qualità della recitazione. Il cast, infatti è di buon livello, Gordon-Levitt è ovviamente fuori scala, ma i comprimari non sono disprezzabili (tra gli altri, Lukas Haas fa il cattivo, Nora Zehetner la femme fatale). Purtroppo non mi paiono diretti bene, probabilmente per tagliare i costi avranno girato in pochissimo tempo, buona la prima e tanti saluti. Menzione disonorevole per Noah Fleiss che recita la parte del picchiatore al soldo del cattivo con un piglio che mi ha ricordato il personaggio del bifolco interpretato da Michael Palin nelle scorribande dei Monty Python. Il problema sta nel fatto che non credo Fleiss puntasse a questo risultato.

Si tratta di un film di genere, anche se affrontato in una prospettiva spiazzante, dove il percorso di ogni personaggio è chiaro sin dall'inizio, e dunque tutto il peso della storia viene retto dalla sfumature, chi qui non è che abbiano poi modo di delinearsi al meglio. Inoltre il film m'è parso troppo lungo. Più volte l'azione langue, e lo sbadiglio è dietro l'angolo, e questo in un film che vorrebbe riprendere le tematiche hard boiled alla Dashiell Hammett mi pare una colpa imperdonabile.

La storia è decisamente incongrua, un ragazzetto (Gordon-Levitt, in una parte che dovrebbe essere assegnata ad un minorenne, visto che va al liceo, ma non sottilizziamo) scopre che la sua ex è finita in un brutto giro, anzi, il film inizia che la trova morta ai piedi di una fogna. Un flash back di venti minuti ci racconta come siamo arrivati a questo punto, e il resto del film ci illustra la sua vendetta, che lo porta a prendere un sacco di botte, schivare le insidie del preside della sua scuola, indagare tra compagni di scuola, decifrare un traffico di droga.

L'interessa sta nel fatto che tutti i personaggi si comportano come se agissero in un noir anni quaranta-cinquanta. Gordon-Levitt sembra recitare all'ombra di Humphrey Bogart nel Mistero del falco o ne Il grande sonno. Il fatto che tutti recitino seriamente causa uno strano effetto quasi-comico che ha un suo perché - anche se non mi sembra sufficiente per consigliare questa visione a nessuno, se non chi, come il sottoscritto, fosse interessato alle prime prove di autori cinematografici che (sembrano) destinati ad avere un futuro. Già, perché, nonostante le molte debolezze del risultato, si percepiscono le buone potenzialità di Rian Johnson. Vedremo che uso ne farà in futuro.

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