Titolo originale Caché, mantenuto tale anche per la versione internazionale, affiancato dalla traduzione nella lingua locale (Hidden per gli anglofoni, Escondito per gli ispanici castigliani). Traduzioni diverse per i distributori più inventivi (italiani, messicani, portoghesi). C'è molto di nascosto in questo film, sembra che tutti nascondano qualcosa, a volte semplicemente non mostrando quel qualcosa, a volte mettendolo bene in vista, seguendo lo stratagemma indicato da Edgar Allan Poe ne La lettera rubata, alle origini della letteratura poliziesca.
Già, perché anche qui Michael Haneke affronta la cinematografia di genere. Nel precedente Il tempo dei lupi era toccato al post-catastrofico, qui tocca al giallo.
Evidentemente non ci si può aspettare che rinunci al suo modo di far cinema (lunghe sequenze, poco montaggio, molta camera fissa, poca o nessuna illuminazione artificiale, poca musica - qui addirittura praticamente nulla, finale aperto) o a sovvertire alcuni elementi propri del genere in questione. Il modo di approcciare il mistero, e di dargli (?) una soluzione mi ha fatto pensare a Michelangelo Antonioni, per il modo di rimescolare le carte, mentre è proprio tipico di Haneke l'uso di un caso personale per spingere lo spettatore (se questi ne ha voglia) ad allargare il campo e a considerare per analogia il funzionamento della nostra società.
Un tale (Daniel Auteuil) comincia a ricevere videocassette minatorie, che in realtà non mostrano niente di particolare, una inquadratura fissa della casa in cui vive con la moglie (Juliette Binoche) e figlio. Al ripetersi delle cassette, capiamo che c'è qualcosa di marcio nel suo lontano passato, di cui si vergogna a tal punto da negarne l'esistenza, alla moglie ma anche a sé stesso. Cerca di parlarne con sua madre (Annie Girardot), ma ad entrambi riesce impossibile rivangare questo fatto lontano.
Il fatto è davvero qualcosa di sconvolgente, nel cuore della civile Europa, premio Nobel per la pace 2012, mezzo secolo fa (17 ottobre 1961), la polizia parigina ha causato la morte di un numero indeterminato di algerini (correntemente stimati in duecento) gettandoli nella Senna. Costoro stavano pacificamente manifestando, era l'epoca della guerra d'Algeria, e la polizia era intervenuta sulla base di una folle, ed evidentemente anticostituzionale, ordinanza del prefetto locale che ordinava il coprifuoco limitato ai soli francesi musulmani di origine algerina.
Il protagonista aveva poi replicato nella sua storia personale questa nostra ignominia collettiva, causando una vita disagiata ad un orfano di quella strage. Ma la sua colpa non sta tanto in quello che fece ai tempi, era poco più di un bambino, quanto nel voler rimuovere il fatto, al punto di non parlarne con nessuno.
Tornando sulla trama gialla, chi è dunque che manda le cassette al nostro uomo? Il sospetto naturale sarebbe l'orfano di cui sopra, ma alcune circostanze sembrano mostrare che lui sia scagionabile. Ci sarebbe il figlio di lui, ma sembra una soluzione insoddisfacente. Chi è stato allora? Io una idea me la sono fatta ma non vorrei rovinare il piacere della soluzione dell'enigma a chi non abbia ancora visto il film. E dunque taccio.
Resterebbe da capire il perché, ma su questo punto, una volta capito il chi, mi pare che le cose filino via scorrevoli, se si fa attenzione ad alcuni particolari che Haneke ha astutamente nascosto qua e là nella pellicola.
Non l'ho visto!
RispondiEliminaGrazie mille per il commento, CIAO!!!