Tutto bello, solo la lunghezza m'è sembrata eccessiva, ma per fortuna me lo sono visto a casa e non al cinema, e la struttura del film, diviso com'è in quattro episodi, sembra fatta apposta per una visione scaglionata. Che sia stato pensato più come miniserie televisiva che come mattone cinematografico? A parte che, in tempi di Django unchained e Cloud atlas, sembra che lo spettatore medio non si preoccupi di tali particolari.
Il budget limitato si fa vedere nelle scene di massa (praticamente assenti) e in certi dettagli nelle ambientazioni, ma per il resto la ottima regia (Mario Martone) e praticamente tutto il cast tecnico (bella la fotografia) riescono a sopperire egregiamente alla scarsezza di fondi, puntando più sui singoli personaggi e le interazioni tra loro che al quadro storico complessivo.
E allora, cos'è che non mi ha convinto appieno di questo film? Forse non mi ha colpito al cuore, forse mi sarei aspettato toni più positivi da un film prodotto con i fondi per la celebrazione del 150° dell'unità di Italia. Non dico che mi aspettassi un racconto trionfalista (non siamo né francesi né americani), ma almeno un bilanciamento tra i diversi aspetti.
Invece anche i personaggi più positivi, come Cristina di Belgiojoso (Francesca Inaudi e Anna Bonaiuto) e Giuseppe Mazzini (Toni Servillo) sono mostrati come più disillusi che altro. Il protagonista (Luigi Lo Cascio) non può che prendere atto che l'Italia è nata in modo diverso da come avrebbe voluto lui e se alla fine rinuncia all'uso delle armi come motore del cambiamento, rinunciando a sparare a Francesco Crispi (Luca Zingaretti), sembra che lo faccia più per spossatezza che per aver compreso che non sia la via migliore.
Una scena mi ha emozionato. Giuseppe Garibaldi è in marcia su Roma (l'episodio in cui il generale fu ferito ad una gamba). A sera, vicino ad un falò, alcuni uomini recitano una scenetta di teatro da strada, irriguardosa nei confronti del Crispi. Ne segue un piccolo parapiglia, risolto musicalmente, come da scheggia seguente:
Mi ha fatto pensare all'uso della marcetta di Allonsanfàn dei Taviani, film altrettanto pessimista, meno riuscito tecnicamente, ma con una marcia (oltre che una marcetta) in più a livello di sceneggiatura.
A proposito di musiche, bella anche la colonna sonora, basata in gran parte su musiche verdiane.
Concordo con te sulla durata: un'ora in meno e sarei stata molto più contenta.
RispondiEliminaOppure poteva uscire diviso in due, alla Kill Bill. Bastava titolarlo Kill the King 1 & 2 :D
EliminaIo aspetto RaiMovie, altrimenti non mandarlo in onda sarebbe un delitto peggiore: mancato su Rai3, ma in compenso ho visto Noi c'eravamo, comunque interessante, su politica, soldi e cinema italiano.
RispondiEliminaMe lo segno.
EliminaVisto la scorsa estate.... piacevole e ben fatto, ma ho avuto un po di difficoltà a rimanere sveglio (erano le 2 di notte...)
RispondiEliminaAstutamente, io ho spezzato la visione.
EliminaNOI CREDEVAMO è la storia della GRANDE DELUSIONE: tutti si aspettavano che l'Unità portasse libertà ed eguaglianza...
RispondiEliminail Sud fu ancora più deluso; i Savoia trattarono le regioni meridionali come gli Inglesi l'India, mettendosi d'accordo con i maggiorenti e costringendo i poveracci al servizio militare
Sì, certamente era quella l'intenzione di Martone. Già dal titolo si capisce come il pessimismo domini incontrastato.
EliminaIn assoluto è un film che ho visto volentieri (i difetti mi sono parsi secondari), ma non mi ha convinto che lo si sia fatto per celebrare il centocinquantesimo dell'Unità stessa. Avrei preferito un film più equilibrato.