Prima regia per Lorene Scafaria, sua anche la sceneggiatura, decisamente perfettibile ma comunque interessante. A patto da non farsi ingannare dalla distribuzione e pensare che il film sia qualcosa di diverso da quello che in realtà è. In particolare, non è una commedia. Ci sono alcuni spunti in quella direzione, ma non sono il tema principale, e solo pochi sono abbastanza riusciti, roba da strappare qualche sorriso.
A vedere il trailer, invece, l'impressione che si ha è completamente diversa:
Fra l'altro, non c'è traccia di Road to nowhere dei Talking nel film, e visto che la colonna musicale include un buon numero di canzoni, non capisco perché non ne abbiano usata una già presente.
Più che commedia, siamo dalle parti di Melancholia, con un depresso (un ottimo Steve Carell che non è certo una sorpresa - vedi ad esempio Crazy, stupid, love per conferma - ma chi lo conosce per altri titoli potrebbe restare spiazzato) che si trova a fronteggiare la catastrofe finale, l'asteroide Matilda sta piombando sul nostro pianeta lasciandoci solo poche settimane per ragionare sul senso della vita. Anche perché la soluzione all'Armageddon (nel senso del film catastrofico di Michael Bay) viene scartata sui titoli di testa, con la radio che annuncia che lo space shuttle in missione di salvataggio si è miserabilmente schiantato.
La notizia ha l'effetto collaterale di spingere la moglie del protagonista (che, mostrando una notevole vena umoristica, è interpretata da Nancy Carell, moglie anche nella vita reale di Steve) a uscire di macchina e correre via quanto più veloce possibile. Non la rivedremo più per tutto il film.
La storia procede mostrando la (ormai) solita parata di diversi comportamenti in occasione della imminente catastrofe. Gente che si suicida, o paga per essere uccisa, altri che si dedicano a sesso, droga e rock e roll, e così via. Il nostro incontra una vicina inglese (Keira Knightley) con cui non aveva mai scambiato che poche parole, completamente diversa da lui (e dunque sappiamo come andrà a finire), scoprono di avere bisogno uno dell'altra per i loro scopi, e partono assieme per incontrare alcuni tipi bizzarri che completano lo svolgimento dell'azione.
Knightley abbastanza dimenticabile, ma che ha modo di piazzare almeno una ottima scena ad alto tasso emotivo: una telefonata alla famiglia lontana (che lei tenta disperatamente di raggiungere) a cui è molto legata e che ha scoperto di aver trascurato per errore. Decisamente meglio va a Carell, che a dire il vero ha anche molti più minuti a disposizione per costruire il suo personaggio, vedasi ad esempio la scena, ormai verso il finale, quando duetta con Martin Sheen.
Qualche lungaggine al centro, ma il riscatto arriva con un finale ben scritto ed eseguito.
Ha avuto una distribuzione ridicola, chissà se riuscirò a vederlo al cinema!
RispondiElimina... gravitare su Milano dà anche qualche vantaggio, dopotutto ;)
Elimina