Funny games U.S.

Copia conforme del Funny games di dieci anni prima, rappresenta una delle soluzioni creative del cinema europeo per avere almeno un minimo di visibilità sul mercato americano, dove il doppiaggio è tipicamente scarso, il sol pensiero dei sottotitoli fa venire la pelle d'oca alla quasi totalità dei possibili spettatori, che si sentono più a loro agio se nel cast ci sono volti, e magari anche panorami, noti. Non mi pare che il risultato economico sia stato centrato, ma bisognava pur provarci.

A quanto ho letto, le differenze tra i due Funny games sono davvero minime, a parte il cast, che qui comprende Naomi Watts e Tim Roth, nella parte di moglie e marito, e Michael Pitt e Brady Corbet, i due criminali.

Il genere che qui Michael Haneke affronta è quello del film iperviolento con pazzi omicidi. Come al solito, Haneke non rinuncia al suo stile, dando una sua interpretazione molto personale ad una vicenda che sembrerebbe essere già stata raccontata moltissime volte.

Abbiamo infatti una famigliola felice che giunge nella sua bella casa estiva sul lago, e un paio di psicopatici che sembrano ragazzetti perbene, ma hanno qualcosa di inequivocabilmente stonato. Le due coppie si incontrano e gli "strani giochi" hanno inizio.

Uno sgarro alle regole è che non abbiamo modo di etichettare i due balordi, il marito chiede perché si comportano così, e Pitt risponde fornendogli una mezza dozzina di risposte precotte. Sono white trash? Omosessuali repressi? Ricchi e annoiati? Risultato di una famiglia distrutta? O vuole un'altra risposta comoda? Non lui, si intende, ma lo spettatore.

Atipico poi che in un film di questo genere si veda così poca violenza. Ce n'è a bizzeffe, ma è quasi tutta fuori quadro. Ad esempio succede che Corbet ammazzi in sala mentre la macchina da presa sta seguendo Pitt che si prepara un panino in cucina.

Nemmeno la punizione dei colpevoli ci viene fatta vedere. Ragionevolmente ci possiamo aspettare che i due disadattati finiscano male, è nella loro psicologia, sono evidentemente caduti in una spirale autodistruttiva che non si fermerà fino alla loro tracollo - e vediamo anche che il loro equilibrio interno, che pure sembra stabile, ha delle crepe che nascondono tensioni pronte ad esplodere. Ma tutto questo è destinato a succedere dopo la fine della pellicola.

In teoria, in un film del genere, dovremmo immedesimarci nelle vittime, e aspettare assieme a loro la seconda parte (che qui non arriva) in cui la normalità riprende il controllo sulla deviazione. Però sono i carnefici (o meglio Pitt, il dominante tra i due) che ci parlano direttamente, guardando in camera, e che addirittura hanno accesso al telecomando che regola l'azione. E che viene usato per negarci quello che le regole vorrebbero ci venisse fatto vedere.

2 commenti:

  1. La mia idea era quella di vedere questa versione, forse rassicurata dalla presenza di Pitt. Incappai invece nella versione originale e credo che la violenza data dai volti tedesco-austriaci degli attori non potrà batterla nessuno né toglierla dalla mia mente.

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    1. Bisognerebbe avere la voglia di vedersi entrambe le versioni per fare un confronto. Ma anche a me è bastato vederne uno.

      Anche la versione americana è decisamente impressionante, il faccino da bravi ragazzi dei due teppisti, e anche le loro maniere molto formali, stridono con la violenza insensata delle loro azioni.

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