L'esercito delle 12 scimmie

Sembrerebbe un classico film di Terry Gilliam, e invece è uno dei pochi titoli del Monty Python d'oltreoceano che lo vede solo alla regia. Trattasi infatti di un film di produzione. Qualcuno ha visto La jetée di Chris Marker, s'è detto che ne poteva venire fuori qualcosa di buono, ha commissionato la sceneggiatura ai coniugi Peoples, e poi ha chiesto a Gilliam se fosse interessato a dirigerla.

L'idea che mi sono fatto è che avessero pensato subito a Gilliam, e che anche i Peoples abbiano scritto pensando a lui. Fatto è che lui non se l'è fatto dire due volte, ha accettato compromessi sul cast, si è fatto in quattro per rispettare tempi e budget, restando irremovibile solo sul diritto di final cut. Da cui il risultato che è decisamente in linea con il resto della sua produzione.

La storia è di una complessità ai limiti della follia, e forse anche oltre, ma può essere vista anche come se fosse un semplice film di fantascienza che congiunge il filone post-catastrofista a quello dei viaggi nel tempo. Nel 2035 James Cole (Bruce Willis) è stato messo in galera per il suo brutto carattere, ma questo è il minore dei problemi, visto che nel 1996 un virus ha ucciso la quasi totalità degli umani, e i pochi superstiti si sono adattati ad un infima vita sotterranea.

Un gruppo di scienziati (abbastanza folli) sta lavorando alla soluzione del problema. Vorrebbero combattere il virus, che però nel frattempo è mutato enormemente. Avrebbero dunque bisogno di entrare in possesso della sua forma iniziale (meglio non sottilizzare) e per questo stanno sviluppando un sistema che permetta di viaggiare nel tempo, in modo da tornare al momento della catastrofe e impossessarsi del campione utile.

Occorre tenere presente che in questo film non è possibile cambiare il passato. Il passato è fisso, i viaggiatori nel tempo possono solo osservare ma non modificare gli accadimenti. Quindi nessuno si aspetta di poter bloccare il contagio, la strage è avvenuta e non è più possibile evitarla.

Ci sono un paio di altre difficoltà. In primo luogo gli umani non reggono bene il salto in tempi diversi, così che gran parte dei viaggiatori finiscono per diventar completamente matti. Secondariamente, non è facile calibrare il viaggio, e un povero diavolo può venir sparato nell'Egitto dei faraoni invece che nel '96.

C'è qualcosa però che rende James un buon viaggiatore, è come se avesse un'attrazione per un fatto avvenuto proprio poco prima del disastro, quando era ancora bambino. Cosa che si traduce in un incubo ricorrente in cui ricorda, ogni volta con leggere variazioni, il fatto stesso, da cui emerge prepotente anche l'immagine di una donna.

James, dunque, viaggia. E incontra Kathryn Railly (Madeleine Stowe) che è proprio la donna dei suoi sogni. Incontra anche Jeffrey Goines (Brad Pitt) che è un tizio completamente matto, oltre ad essere il figlio del famoso dottor Goines (Christopher Plummer) che, guarda caso, sta facendo studi molto delicati che potrebbero aver portato alla creazione del virus fatale.

In un certo senso, è una specie di commedia degli equivoci. Praticamente tutti fanno errori di valutazione, con vari risultati. Però finisce malissimo, anche se questo, nel marasma dell'azione, deve essere sfuggito allo spettatore medio che vuole sempre e comunque l'happy end.

Abbastanza inconsequenzialmente, mentre guardavo il film continuava a venirmi in mente un vecchio film di Eric Rohmer, Le notti della luna piena. Poi ho trovato il nesso, è un episodio del ciclo Commedie e proverbi ed è identificato dal proverbio (rohmeriano) "Chi ha due donne perde l'anima, chi ha due case perde il senno". Il povero James ha una donna, Kathryn, che però è sdoppiata nella sua mente, quella reale, e quella che ha costruito nei suoi anni di incubi, e ha anche due case, il suo misero presente reale nel 2035, e il suo bizzarramente felice presente alternativo del 1996. Non può che aspettarsi un tragico epilogo.

Altro film che va citato è La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, sia perché era alla base del film di Marker sia perché qui la sua citazione viene sviluppata abbondantemente in un passaggio chiave della storia.

Bravo e divertente Pitt nel caratterizzare il suo personaggio, cosa che evidentemente gli valse la successiva scrittura in Fight club che, in un certo senso, è abbastanza vicino a questo film.

Della colonna sonora mi sono restati maggiormente impressi alcuni dei brani non originali proposti, in particolare l'introduzione alla suite Punta dell'Este di Astor Piazzolla, che viene ripetuta più volte.

4 commenti:

  1. Vidi da ragazzino questo film.
    Fu davvero un trip allucinante, ma lo vidi fino alla fine.
    Dieci anni fa riuscii a rivederlo. Mi risultò tutto molto più chiaro.
    Lo considero un cult di Gilliam.

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    1. Sono andato a ripescarlo quando ho scoperto il motivo per cui The zero theorem, non è ancora uscito da noi. E' fallito il distributore che ce l'aveva in catalogo. Ho visto anche che hanno tratto una serie televisiva, 12 monkeys, che è giusto sugli schermi americani in questi giorni. Potrebbe essere interessante. O deludente.

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  2. Uno dei miei cult movies personali. Lo adoro totalmente!
    Della serie ho visto il pilot e non l'ho trovato malaccio. Molto fedele al film, per ora, continuerò con la visione per vedere dove andranno a parare...

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