La signora omicidi

Il titolo italiano grida vendetta. Già, perché The ladykillers vuol dire qualcosa di simile a Gli ammazzasignore, e non viceversa. Il dettaglio non è secondario, perché la prospettiva del film viene completamente ribaltata. Come dice nel finale il professor Marcus (interpretato da uno strepitoso Alec Guinness che qui sembra fare il verso al professor Moriarty di Sherlock Holmes), ormai sull'orlo della follia, la signora rappresenta il lato umano, che lui, nel suo ingegnoso piano, aveva trascurato.

Un passo indietro. La signora è una arzilla vecchietta un po' svampita che vive sola in una casa isolata (situazione simile ad Arsenico e vecchi merletti), che sembra ideale al perfido professore come covo per una geniale rapina. Vi si installa come pensionante, e si riunisce con i suoi accoliti (tra cui un giovane Peter Sellers e un Herbert Lom più sicuro di sé - i due diventeranno una coppia comica tempo dopo, con la Pantera rosa) fingendo di provare musica da camera. La rapina viene compiuta usando la padrona di casa come mezzo per far sparire i soldi sotto gli occhi della polizia. Lei non si accorge di niente, finché, per un fatal incidente, non vede parte del bottino. C'è solo una soluzione: eliminarla. E qui si spiega il titolo originale. Questi farabutti pronti a tutto, capaci di fregarsi, e persino uccidersi, a vicenda sono del tutto incapaci ad ammazzare una innocua vecchietta. Probabilmente proprio perché basterebbe un grissino per farla a pezzi.

L'idea di fondo, a ben vedere, è la stessa di Rapina a mano armata di Kubrick (che è dell'anno dopo): un piano che sembra perfetto fallisce, perché viene trascurato il fattore umano. Qui si interpreta la vicenda con i toni della commedia, là come tragedia.

La pellicola ha più di mezzo secolo e non è invecchiata benissimo, nonostante la buona regia (Alexander Mackendrick, a me sconosciuto), sia per motivi tecnici sia per alcuni dettagli della storia, che ormai risultano troppo distanti ai nostri occhi. Il remake dei fratelli Coen, però, non riesce a fare un buon servizio alla storia.

2 commenti:

  1. concordo
    la vecchietta (Louisa Wilberforce, mi sono documentato) e le sue amiche del the delle cinque sono incantevoli: anche degli assassini incalliti si rifiutano di farle fuori

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  2. A voler filosofeggiare, è molto zen: la sua estrema vulnerabilità la rende assolutamente invulnerabile.

    Come al solito hai sottolineato una parte memorabile a cui non ho nemmeno accennato: l'arrivo delle amiche, il loro riemergere dalla stanza per sommergere con il loro chiacchiericcio la banda (bellissima l'espressione di Guinness che sembra cercare di proteggere le proprie orecchie da un insopportabile ronzare di api), e la scena del te, con musica e canti. Sono pochi minuti, ma valgono da soli la visione del film.

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