Che poi sarebbe, in originale, The italian job, pellicola che ha ispirato il relativamente recente remake proposto senza cercare di tradurre il titolo.
Si tratta di una commedia di ambiente delinquenziale inglese che come punto forte un certo spirito swinging London, una buona dose di umorismo (tipicamente inglese, a tratti un po' datato), una ottima interpretazione da parte di Michael Caine che può contare anche su di un buon cast di comprimari, tra cui Benny Hill (una delle sue poche partecipazioni a lungometraggi) e i nostri Raf Vallone e Rossano Brazzi (invero entrambi non ai loro massimi).
La sceneggiatura è piena di buchi ma lo scopo di farsi quattro risate, accompagnato ad un certo amor di patria (molto inglese, molto ironico), è raggiunto.
Sui titoli di testa vediamo un tale, al volante di una magnifica Lamborghini, che viene ucciso in un "incidente" su una strada di montagna. Cambio di scena, un piccolo delinquente (Caine) esce di galera, e la vedova del tizio appena schiantatosi gli gira un "lavoretto" che il marito stata preparando: un furto da 4 milioni ai danni della Fiat, a Torino. Caine riesce ad ottenere l'appoggio finanziario del mega delinquente inglese (detenuto - ma senza che questo gli complichi la vita più di tanto) grazie al fatto che costui è un nazionalista sfegatato (la sua cella è tappezzata da foto della regina) e percepisce l'Italia come minaccia economica al suo Paese. Si mette assieme un gruppo di mezzi balordi, tra cui Hill, genio del computer con una perversione che gli fa perdere la testa per le donne grassottelle, e si parte per l'Italia. La mafia (rappresentata malamente, uno dei punti deboli della sceneggiatura: pensare a qualche decina di picciotti in giacca e cravatta che aspettano gli inglesi al varco del confine in Val d'Aosta fa ridere, ma per l'ingenuità dell'idea) si oppone, per ragioni di onore, ma gli inglesi son più fighi (ovvero, ci fanno fare la figura dei tontoloni) e riescono lo stesso a fare il colpo.
La realizzazione del colpo implica un mega-ingorgo a Torino e la fuga dalla città per mezzo di tre Mini. In teoria questa dovrebbe essere la parte più eccitante, a me ha fatto sonnecchiare. Simpatica la vista turistica di Torino (anche se viene attraversata in modo del tutto irrealistico) con la Gran Madre, i portici, la Mole, i murazzi ...
Finale in bilico, nel senso letterale del termine. Dopo essere riusciti a scappare con il malloppo i delinquenti, in fuga su un pullman verso il confine, restano bloccati in una situazione di stallo, apparentemente irrisolvibile.
Adeguata colonna sonora di Quincy Jones.
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