Rivisto nell'edizione extended del 2005, che si è rivelata inutile se non dannosa, dato che non aggiunge praticamente niente all'originale cinematografico (per quanto mi ricordi dopo un decennio) se non un buon quarto d'ora di durata ad un film che era già lungo.
A mio parere questo film è un mistero. Non capisco bene perché la produzione abbia deciso di riesumare un filone che ormai sembrava esaurito, perché un regista come Ridley Scott si sia prestato ad una simile operazione (OK, qualche idea qui ce l'ho, Scott è interessato sia dall'aspetto artistico sia da quello commerciale del cinema, e, comunque andasse, qualcosa per lui qui c'era), ma soprattutto perché mai così tanti spettatore sono rimasti entusiasti di questa pellicola.
La storia non è priva di interesse ma, a mio gusto, viene attutito dall'ambientazione nell'impero romano: un buon uomo (Russell Crowe), che spenderebbe volentieri la sua vita nella sua campagna con la sua famiglia, viene trascinato dagli eventi, diventa il generale prediletto dall'imperatore e da questo candidato alla successione. Il figlio dell'imperatore naturalmente se ne ha a male, ammazza padre e famiglia del generale. Il generale si salva per un pelo, finisce all'inferno (metaforicamente parlando) da cui risorge come gladiatore, trascinato dal desiderio di vendetta.
Risulta evidente che l'ambientazione storica non sia il punto di maggior interesse della produzione (grazie anche a una colonna sonora molto eterogenea - a tratti mi è sembrata più adatta ad un film tipo Pirati dei Caraibi che a un drammone storico come questo), ma a dire il vero non ho capito quale sia l'interesse. Per qualche momento ho pensato ad un qualche parallelo con la realtà americana - ma a parte qualche strizzatina d'occhio non ci ho visto niente di sostanziale nemmeno in questa direzione.
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