Il riferimento visto dal bibiofilo a La signora omicidi c'è, e aggiunge gusto a questa visione. Vedersi prima il film con Guinness (in alternativa, non consigliata, ci si può accontentare anche del moscio remake dei fratelli Coen, che ha il pregio di aver mantenuto il titolo originale in italiano: Ladykillers) è una buona idea, anche se qui si segue una via completamente diversa.
Non si tratta solo di una dark comedy molto inglese. Christopher Morris, che ha scritto e diretto il lavoro, è stato molto abile a trasformare quello che poteva essere un film controverso, di quelli di cui tutti parlano ma nessuno va a vedere, in una commedia che sembra fin troppo leggera.
Per l'appunto l'uso del riferimento a La signora omicidi mi pare che vada inquadrato nella strategia di distrarre lo spettatore, facendolo ridere, per fare in modo che il tema principale passi sullo sfondo, in punta di piedi.
Un altro elemento di distrazione e l'uso di modalità tipiche del mockumentary, veniamo inondati da (finto) materiale d'archivio e (altrettanto finte) riprese amatoriali. La camera a mano, le riprese ballerine, le telecamere nascoste a dire il vero a me annoiano, però ammetto che sono funzionali alla narrazione, e probabilmente anche al budget limitato.
A proposito di soldi, vale la pena di notare che Morris abbia fatto una notevole fatica a convincere i produttori a sganciare il grano, proprio per la difficoltà del tema trattato. Alla fine c'è riuscito usando una tecnica che sta diventando comune: il supporto diffuso di tanti piccoli "produttori" che credono nel film rischiando ognuno una piccola somma (poche centinaia, se non decine, di euro o - in questo caso - sterline). Per quanto ne so, in questo modo non si raccoglie molto, tra il 10 e il 20% della somma necessaria, ma lo scopo reale è quello di convincere i "veri" produttori che c'è un bacino sufficientemente ampio interessato al film, e quindi convincerli a fare l'investimento più cospicuo.
Chi sono i martiri islamici dilettanti che, soprattutto in Gran Bretagna ma un po' dappertutto nel mondo, ogni tanto finiscono sul giornale? E cosa li spinge ad agire così? Queste le domande spinose che sono dietro alla sceneggiatura. Come dicevo, il tema è trattato nel modo più lieve possibile, e si finisce solo per mostrare solo l'idiozia e, in fin dei conti, la reale mancanza di motivazioni di costoro.
La star del film è Kayvan Novak (piccolo ruolo in Syriana), il più normale della combriccola: ha una bella famigliola e il desiderio inesplicabile di morire suicida per l'Islam. Non c'è tempo di approfondire le sue motivazioni, e non capiamo come mai la moglie possa accettare che il marito abbia questo hobby (visto quanto è stato difficile fare questo film, mi immagino che una sceneggiatura che indaghi in quella direzione sia destinata ad ammuffire in un cassetto), ma lo seguiamo nella sua catastrofica formazione al terrorismo e nella creazione di una improbabile cellula terroristica.
C'è da notare che l'imbecillità non è limitata ai protagonisti, ma è il tratto caratteristico di gran parte dei personaggi. La polizia, ad esempio, arresta il fratello sbagliato (un mite tradizionalista a cui viene contestato il possesso di una pistola ad acqua), abbatte un maratoneta e un ostaggio (respingendo ogni responsabilità), si mostra, nel complesso, inutile o dannosa.
Dietro la commedia, dunque, c'è una grande amarezza. La risposta alle domande poste dal film sembra che sia che non c'è niente da fare: siamo una torma di sciocchi destinati all'autodistruzione.
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