Habemus papam

Film che mette d'accordo gli opposti estremismi, nel senso che vedendolo mi sono figurato quanto possa non piacere a chi dogmaticamente è pro o contro la Chiesa cattolica. E una rapida lettura di alcuni commenti trovati sul web mi ha confermato la cosa.

Tolte queste due fazioni, una infastidita dal presunto delitto di lesa maestà, l'altra dall'estremo rispetto mostrato, credo che lo spettatore residuo possa godersi tranquillamente una bella storia, complessa, densa di temi, sottotemi, rimandi, accenni e quant'altro, ma che scorre lieve nei suoi cento minuti, al punto da farmi rimpiangere che non trasbordi.

Co-scritto, co-prodotto, diretto e interpretato da Nanni Moretti, che fortunatamente non contribuisce alla colonna sonora, dove invece è inserita Todo cambia cantata da Mercedes Sosa, probabilmente una delle canzoni più significative (e belle) sul tema del cambiamento. Grande cura posta nella ricostruzione degli ambienti e nei costumi.

Si narra dell'elezione di un papa, viene scelto, malgrado lui, il cardinale Melville (il riferimento è a Moby o ad Hermann? in ogni caso l'interprete è un ottimo Michel Piccoli). Sulle prime accetta, ma poi non se la sente di apparire sul balcone (dopo l'"habemus papam", per l'appunto). Il panico serpeggia, al punto che viene chiamato uno psicoanalista (Nanni Moretti), sperando che una visitina riesca a superare lo scoglio. Le cose, evidentemente, non possono andare così, e la situazione finisce per sfuggire di mano, al punto che il papa finisce per aggirarsi da solo in incognito per Roma.

Il punto principale direi che è il dilemma di Melville, se deve accettare un compito che sente al di sopra delle sue capacità, o se sia meglio per lui cercare di fare quello che sia giusto per lui. Il tutto risulta molto complicato dal fatto che il ruolo su cui lui ha dubbi è quello del papa. Mica bruscolini.

Scopriamo che la sua grande passione era quella per il teatro, aveva cercato di diventare attore, ma non era stato preso, e lui si è convinto che avessero avuto ragione nel scartarlo (ma visto che ce lo dice Piccoli, avremmo qualche diritto di chiederci se abbia ragione). Caso vuole che finisca per fare conoscenza con una troupe teatrale sul punto di portare in scena Il gabbiano di Cechov.

Moretti si è riservato un ruolo di alleggerimento, quasi comico, di un ateo che viene chiamato in Vaticano e ne resta invischiato. Curiosamente (ma anche no) le stilettate più appuntite sono riservate agli psicanalisti. Margherita Buy ha la particina della ex moglie di Moretti, anche lei psicoanalista, con la fissa del deficit di accudimento, di cui, a parer suo, soffrono tutti i suoi pazienti.

2 commenti:

  1. a me era piaciuto un sacco, io l'ho trovato pieno di pietas! e non mi sembra affatto che manchi di rispetto a nessuno, parlando dei dubbi dell'uomo.

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    1. Perfettamente d'accordo. Credo che sia appunto quello sguardo così simpatetico sulle umane debolezze dei personaggi non sia andato giù agli anticlericali più dogmatici.
      Per i papisti più intransigenti, invece, immagino che sia da anatema anche il solo fatto che un Nanni Moretti qualunque si sia permesso di fare un film che coinvolge il Vaticano.

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