Vogliamo vivere!

Una commedia sofisticata uscita nel bel mezzo della seconda guerra mondiale che ha come obiettivi i nazisti e gli attori. Anche se il rimando a Il grande dittatore di Chaplin è inevitabile, qui siamo nei territori della commedia pura, come ci si può aspettare dalla regia Ernst Lubitsch, un vero maestro del genere. Al punto che volendo massacrare il titolo originale (To be or not to be) proporrei Vogliamo ridere! piuttosto che quello scelto dalla distribuzione italiana, forse influenzata dal neorealismo italiano (che non ha nulla a che fare con questa pellicola). Lo accosterei anche a Non tradirmi con me, e ne farei una serie sul tradimento femminile.

Siamo infatti in una finta Varsavia e seguiamo una compagnia teatrale dove i ruoli principali sono presi da i coniugi Tura, lei (Carole Lombard, al suo ultimo film, poveretta) bellissima e idolatrata dal pubblico, lui (Jack Benny) narcisista all'ennesima potenza. Siamo nei giorni che precedono l'attacco a sorpresa tedesco, e loro vorrebbero recitare una commedia anti-nazista, in risposta provocazioni anti-polacche. La censura però li blocca, e loro procedono con le recite dell'Amleto.

Nel contempo, un tenentino dell'aviazione (Robert Stack) ci prova con la prima donna, la quale reputa astuto invitarlo nel suo camerino quando il marito è più impegnato, nel monologo Essere o non essere. Nel seguito dell'azione l'affascinante signora Tura avrà modo di far girare la testa ad almeno un professore polacco doppiogiochista, un generale tedesco, e probabilmente anche ad un militare inglese (come spesso fa Lubitsch, è un solo accenno che ognuno può interpretare come vuole).

Il marito, invece, è più occupato a recitare, più fuori dal palco che nel palco, a dire il vero, impegnandosi in una girandola di travestimenti e situazioni complesse da far girare la testa, condite da battute fulminanti e scene disegnate con un ritmo impeccabile.

L'ho visto in originale, e mi chiedo come abbiano reso alcune battute in italiano. Ad esempio, c'è un attore della compagnia che tende a strafare, in italiano lo chiameremmo gigione, in inglese invece è ham, prosciutto. Un collega gli dice "quello che sei, io non lo mangerei", indovinello dalla doppia soluzione, visto che ci dice anche che chi parla è un ebreo osservante. Utile ricordarselo quando più avanti quello stesso attore declama la famosa scena di Shylock (dal mercante di Venezia) a un falso Hitler (troppo complicato per spiegarlo qui) ma sempre evitando ogni accenno all'ebraismo.

2 commenti:

  1. E' incredibile come già nel 1942 i traduttori italiani si divertivano a cambiare i titoli dei film -_-'

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    1. Certe volte si capisce anche il perché, poi ci sono casi (come questo) che richiederebbero un druido molto capace per divinare una risposta.

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